L'intervista

Il nuovo questore di Bergamo, Valentino: «Il problema dei passaporti lo stiamo risolvendo»

E sulla sicurezza in stazione: «Serve un lavoro di squadra con le politiche sociali». Baby gang in città? «Attenzione ai termini, qui non ci sono»

Il nuovo questore di Bergamo, Valentino: «Il problema dei passaporti lo stiamo risolvendo»
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di Wainer Preda

Andrea Valentino ha 63 anni e soprattutto una grande esperienza da funzionario di Polizia. Il nuovo questore di Bergamo, che dall’1 marzo ha sostituito Stanislao Schimera, è originario della provincia di Napoli. Di un paesino del Vesuviano. Viene da una famiglia di avvocati. E si nota, dall’eloquio ponderato, dalle parole misurate.

Lui, dopo aver studiato Giurisprudenza, ha scelto la carriera in Polizia. È arrivato al Nord Italia nell’estate del 1989, negli anni dell’ultima ondata del terrorismo e dei sequestri di persona in Lombardia. Ha prestato servizio a Como, poi a Milano, dove ha svolto incarichi delicati. Da dirigente nei due commissariati principali del capoluogo e sei anni a capo dell’Ufficio prevenzione generale, ivi compresa la gestione dell’ordine pubblico. Le partite a San Siro e le manifestazioni nel centro città erano di sua competenza. Dopo un interim a Bolzano, da inizio mese si è insediato in via Noli, a Bergamo.

Il questore di bergamo, Andrea Valentino, nel suo ufficio in via Noli

Che città ha trovato?

«Non molto diversa dalle mie precedenti esperienze. Nella mia vita ho lavorato in cinque sedi. Tranne una breve parentesi a Lecce, ho sempre fatto servizio al Nord. Questo mi ha consentito di conoscere bene il territorio. Non solo. La lunga esperienza nei commissariati e nell’ordine pubblico credo mi sarà molto utile anche a Bergamo, città più piccola, ma per lo stadio pur sempre di Serie A. Per questo mi ricorda un po’ le esperienze precedenti».

A proposito di calcio. Arriva il Liverpool, tifoseria difficile.

«Diversamente quel che si pensa, quella del Liverpool non è tra le tifoserie inglesi più turbolente. O perlomeno, non lo è più. Lo è stata in passato con quel gravissimo episodio con gli hooligans all’Heysel. In questo momento però non ha grandi gruppi organizzati. È ovvio che sono vivaci. Un po’ ci favoriscono i lavori in corso nel settore ospiti che limiteranno gli arrivi. Dovremo comunque gestire la loro permanenza in città».

Ci sarà un potenziamento dei servizi di controllo?

«Quando gioca l’Atalanta c’è sempre un potenziamento dei rinforzi, garantendo nel contempo i regolari servizi sul territorio della questura di Bergamo. Per il Liverpool ci sarà ovviamente anche attività di intelligence. Siamo già in contatto con la polizia inglese e con la società».

Tornando a Bergamo, come sono stati i primi giorni?

«Non voglio essere scontato, ma il primo impatto è stato positivo. Sia all’interno che all’esterno. Per quanto riguarda l’organizzazione della questura si respira un bel clima. Altrettanto all’esterno, i rapporti con le altre componenti dell’ordine pubblico mi sembrano ben collaudati, grazie al coordinamento del prefetto Giuseppe Forlenza, che trasmette grande serenità».

Com’è la città dal punto di vista dell’ordine pubblico?

«Tolte le partite dell’Atalanta, abbiamo avuto solo alcune manifestazioni, del tutto pacifiche. Quella pro-Palestina e la sfilata di Mezza Quaresima del Ducato di Piazza Pontida».

Durante quella, però, c’è stata la vicenda dei no-vax.

«Lì un po’ di esperienza del sottoscritto è servita. Li abbiamo fatti terminare la sfilata per poi identificarli, senza dar fastidio. Quello che gli contestiamo è di aver fatto una manifestazione non prevista e priva di autorizzazione, approfittando di quell’evento senza avvisare gli organizzatori. In altra circostanza, quella manifestazione si poteva fare con un regolare preavviso: il questore non l’avrebbe negato».

E sul fronte della microcriminalità, soprattutto in alcune aree?

«Allora, intendiamoci sui termini. Fino a quindici anni fa la microcriminalità - micro fino a un certo punto, perché vallo a dire a chi la subisce - la criminalità diffusa comprendeva reati come il furto a bordo di autovetture, gli scippi, le rapine ai supermercati, alle farmacie, ai bar tabacchi, alle gioiellerie, agli uffici postali, alle banche. Adesso mi smentiranno i fatti, ma quel tipo di rapine sono molto più rare. Oggi tutto quello che viene enfatizzato e definito attraverso l’abusata formula “percezione di insicurezza” è un miscuglio di pochissimi reati e degrado, disagio sociale, povertà e disperazione».

Vale anche per la stazione?

«Ho visto la situazione di persona. Ci sono (...)

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