di Laura Ceresoli
Il 4 settembre, con l’avvio dell’abbattimento degli ultimi tigli di via Papa Giovanni XXIII, si è chiusa una delle pagine più controverse della recente storia urbanistica di Ponte San Pietro.
A nulla sono valsi gli appelli, le mozioni e le mobilitazioni della lista di opposizione Tu per Ponte al futuro e dei residenti del quartiere Villaggio Santa Maria: il progetto di riqualificazione voluto dall’amministrazione comunale ha proseguito il suo corso, portando con sé la fine di un patrimonio arboreo radicato da decenni.
A esprimere tutta l’amarezza per questa sconfitta è il consigliere Marco Carissimi: «E’ avvenuto ciò che purtroppo temevamo. Noi, come minoranza, e come cittadine e cittadini ci siamo spesi nelle sedi opportune e abbiamo utilizzato tutti gli strumenti a noi disponibili per fermare tutto ciò, ma non è bastato. A volte la macchina burocratica del nostro paese sa essere crudele e spietata, e quando una decisione viene presa a maggioranza del consiglio comunale è a tutti gli effetti irrevocabile. Noi non possiamo che ringraziarvi per il vostro ruolo di cittadine e cittadini attivi, per l’amore, il sostegno e la vicinanza che avete mostrato nei confronti della nostra città».
Già a luglio, con l’avvio del primo lotto dei lavori, erano stati abbattuti circa metà degli alberi presenti lungo il viale. La minoranza consiliare, guidata dai consiglieri Michele Facheris, Marco Carissimi, Patrizia Farina, Jacopo Masper e Valentina Suardi, aveva tentato un ultimo intervento presentando una mozione per salvare i 60 tigli rimanenti. Citando una relazione agronomica di dicembre 2023, l’opposizione evidenziava come solo due alberi su 53 esaminati versassero in condizioni critiche, mentre la grande maggioranza era in condizioni «gestibili».
I danni ai marciapiedi, sostenevano, erano «localizzati e risolvibili con interventi mirati, senza necessità di eliminare l’intera alberatura», colpevolizzando anni di «mancata manutenzione: potature errate, capitozzature invasive e scavi che avevano compromesso le radici».
La mozione chiedeva quindi la sospensione del secondo lotto, la modifica del progetto per limitare gli abbattimenti, un confronto pubblico e il rispetto della legge 10/2013 che invita a tutelare il verde urbano. Ma (…)