Storia incredibile

«Io, malato di sclerosi multipla e positivo: un'odissea potermi curare»

Aveva appuntamento in ospedale, ma tra virus e regole incomprensibili ha rischiato di saltare la terapia salvavita

«Io, malato di sclerosi multipla e positivo: un'odissea potermi curare»
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di Federico Rota

Le nuove regole su isolamenti e quarantene differenziano tempi e modalità a seconda delle dosi di vaccino ricevute e da quanto tempo. Un effetto positivo è che hanno in parte snellito le file fuori da farmacie e hub vaccinali. Però hanno complicato e moltiplicato le cose da tenere a mente. Poniamo il caso di una persona già vaccinata con tre dosi: se risulta positiva al Covid deve restare in isolamento per sette giorni (purché sia asintomatico negli ultimi tre), al termine dei quali potrà concludere l’isolamento anche con l’esito negativo di un tampone antigenico. Ma se la stessa persona dovesse ciclicamente recarsi in ospedale per curarsi, dovrebbe mostrare l’esito di un tampone molecolare. E se il tampone risultasse positivo alla variante Omicron, allora i tempi per la fine dell’isolamento si allungherebbero, con il rischio di non potersi sottoporre alla terapia.

È la storia di Franco (un nome fittizio), sulla trentina d’anni, affetto da sclerosi multipla. Franco è rimasto in isolamento dal 27 dicembre al 18 gennaio, giorno in cui è risultato definitivamente negativo al Covid. Ma, nel frattempo, ha dovuto fare i conti con un valzer di norme che cambiavano di giorno in giorno.

«Sentendomi un po’ spossato, per scrupolo ho fatto un tampone rapido il giorno di Natale che è risultato positivo - spiega -. Così il 27 dicembre sono andato al Matteo Rota per avere la conferma del molecolare. Risulto positivo. A parte una leggera tosse e mal di gola non ho avuto altri sintomi». Ma la risposta completa a questo tampone sarebbe arrivata, con sorpresa, molti giorni dopo.

Intanto, l’isolamento sarebbe dovuto comunque terminare il 5 gennaio, ma prima dell’11 gennaio non c’era posto per fare il tampone di guarigione. «Lo prenoto e mi fissano l’11 gennaio, anche perché la mia terapia ha un ciclo di 42 giorni e l’ultimo trattamento risaliva al 3 dicembre - specifica -. Ero già fuori tempo massimo, la cura che devo fare è catalogata come salva vita e, trascorsi i termini, l’effetto diminuisce, rendendomi più incline a ricadute».

Nel frattempo cambiano le regole: per concludere l’isolamento basta il test rapido e così Franco ne prenota uno in farmacia il 7 gennaio. Il tampone è negativo e può finalmente uscire di casa. Così chiama l’ospedale, dove però gli viene detto che il test che ha fatto non è valido per accedere. «Mi mettono in lista per un molecolare al Matteo Rota - racconta - nello stesso giorno che avevo già prenotato, cioè l’11 gennaio. Arrivo ma mi dicono che dall’ospedale non risulta alcuna prenotazione. Fortuna vuole che la prenotazione che avevo fissato io fosse però ancora valida». Franco è di nuovo positivo al Covid e scatta un’altra settimana di clausura. È a questo punto che al danno si aggiunge la beffa (...).

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