Problemi da risolvere

La Cgil scrive ad Ats Bergamo: «Livelli di assistenza della guardia medica insufficienti»

Il sindacato pone l’attenzione sulle condizioni contrattuali e il rischio di numerosi posti scoperti in tutta la provincia

La Cgil scrive ad Ats Bergamo: «Livelli di assistenza della guardia medica insufficienti»
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Sul territorio della provincia viene rilevata «una diffusa mancanza di rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) relativi al servizio di guardia medica»: è la segnalazione formale della Fp-Cgil fatta pervenire martedì 7 febbraio ad Ats Bergamo e, per conoscenza, alle direzioni di Asst Bergamo Est, Bergamo Ovest e Papa Giovanni XXIII.

A firmare la lettera di denuncia, insieme al segretario generale di Bergamo Roberto Rossi, sono stati anche il coordinatore dei medici di medicina generale per il sindacato della Lombardia, Giorgio Barbieri, e la coordinatrice provinciale, Paola Nardis.

Condizioni poco attrattive per i medici

«Da una verifica della situazione, ci risulta che le scelte di Ats abbiano prodotto uno scarso interesse dei medici a optare per questo tipo di soluzione lavorativa. Infatti, capita molto spesso che un singolo medico debba vicariare più di una postazione, tanto che è successo persino che una singola postazione coprisse l’intero territorio di una Asst e persino zone di un’altra attigua».

Il sindacato ha sottolineato, però, che «tali condizioni di lavoro violano il contratto, non rispettando il corretto rapporto medici-assistiti, con gravi ripercussioni sulla qualità del servizio offerto alla popolazione, oltre che sui carichi di lavoro e sulle conseguenti responsabilità per i medici».

La situazione è ulteriormente peggiorata dal fatto che questi stessi territori subiscono anche la carenza di medici di base, con migliaia di cittadini lasciati senza la garanzia di cure sanitarie di base. «Segnaliamo che tre medici di una sede di guardia medica della provincia hanno dovuto assistere bene 194 pazienti in un singolo turno di 12 ore. Questa situazione solleva anche un problema di individuazione di responsabilità in caso di eventi avversi. Vanno invece individuate anche quelle di chi ha il compito di organizzare il servizio», hanno continuato i sindacalisti nel documento.

Il rischio di posti scoperti

«I turni di continuità assistenziale sono sempre più operativi e sempre meno di attesa e custodia, eppure sempre retribuiti con circa 23 euro all’ora - hanno ricordato gli esponenti della Cgil -. Ci risulta che Ats abbia comunicato l’intenzione di cessare i contratti dei cosiddetti medici disponibili e i contratti a 12 ore settimanali. Riteniamo sia una scelta parecchio azzardata quella di non prorogare tali contratti, in quanto si creerebbero assenze impossibili da coprire se non violando norme di legge e di contratto».

«Nella sede Ats della città di Bergamo, nel mese di dicembre 2022, il turno scoperto è stato uno solo, mentre a gennaio 2023 i turni non coperti sono stati 15 perché Ats Bergamo, a differenza di quanto ci risulta abbiano deciso altre Ats lombarde, ha rifiutato i medici disponibili, preferendo lasciare il turno scoperto», hanno concluso i rappresentanti.

La richiesta è che «Ats si faccia carico delle proprie responsabilità e organizzi il servizio nel rispetto di leggi e contratti, che recluti il maggior numero di medici disponibili a farsi carico di un servizio così importante, soprattutto in questo momento di carenza di medici di base, e che il reclutamento passi anche da contratti a 12 ore settimanali e contratti di disponibilità».

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