La Cisl di Bergamo denuncia il "Far West" dell'aumento delle rette nelle Rsa bergamasche
Il costo giornaliero per gli ospiti va dai 70 ai 77 euro, molte strutture ora valutano l'ingresso per malati Alzheimer o gravi

Il problema delle rette delle Rsa sta diventando ormai un'emergenza per molte famiglie bergamasche: diverse di queste, molto presto, si ritroveranno costrette a scegliere se dare un'adeguata assistenza ai propri anziani, pagando cifre esorbitanti, oppure tenerli a casa con loro e cercare di stargli vicino, ma senza personale specializzato.
A lanciare l'allarme è la Fnp Cisl di Bergamo, il sindacato dei pensionati, che spiega come ormai si sia arrivati a costi che vanno dai 70 ai 77 euro giornalieri, con oscillazioni mensili che vanno quindi dai 2.100 ai 2.310 euro circa. Non di certo un onere abbordabile per una famiglia media, costretta quindi a ricorrere, oltre che a stirate collette di parenti, alle pensioni dei propri cari o ai risparmi di una vita messi da parte, che a volte neppure bastano.
L'allarme della Cisl
«Costi alle stelle, carenza di posti letto a contratto, liste d’attesa lunghissime, disparità fra territori, bisogni emergenti che attendono risposte: oggi, in Lombardia, e in misura altissima a Bergamo, riuscire ad accedere ad una Rsa è un problema, anche perché la domanda è esplosa. E a pagarne le conseguenze sono le famiglie», è il commento che arriva dalla Cisl.
La Fnp Lombardia, il sindacato dei pensionati della Cisl, redige annualmente un report ricco di dati, che traccia un quadro puntuale della situazione, evidenziando le luci e le ombre di un sistema che avrebbe bisogno di interventi correttivi, per fare fronte al costante aumento dell’età media e delle persone non autosufficienti.
In provincia di Bergamo sono state censite 68 Rsa, tutte private, 46 registrate come Onlus. In totale, sono 6.566 i posti letto autorizzati (il 2,63 per cento rispetto al numero degli over 65 bergamaschi), con un costo che oscilla tra la retta minima di quasi 70 euro a una massima di 77 euro. In lista di attesa, ci sono 19.580 persone (erano 9.041 nel 2022, un aumento del 40,67 per cento). Sono 17 le strutture con nuclei per Alzheimer o non autosufficienti, con 440 posti letto dedicati.
I posti letto autorizzati nelle strutture bergamasche sono passati dai 6.313 del 2020 ai 6.566 dello scorso anno. La retta media minima ha avuto una crescita negli ultimi anni dai 58,71 euro del 2020 ai 69,89 euro del 2024. Come per le minime, anche per le rette massime, le Rsa del territorio bergamasco sono quelle che hanno praticato gli aumenti maggiori, sia in valori percentuali che in valori assoluti (13,11 per cento e 10,11 euro).
«Il dopo pandemia ha sollevato impetuosamente il tema della sostenibilità dei costi per la gestione delle Rsa, conseguentemente anche dell’aumento delle rette. Allo stato attuale, dopo inutili tentativi di arrivare a una discussione collettiva e a un confronto responsabile, ci troviamo di fronte a un panorama variegato, in cui alcune Rsa hanno applicato aumenti più o meno coerenti col dato dell’inflazione, mentre altre da gennaio 2025 e, ancora, in questi giorni hanno ulteriormente calcato la mano» ha spiegato Mario Gatti, segretario della Fnp Cisl provinciale.
«Non siamo disposti ad accettare questo modus operandi un po’ da Far West: in più occasioni pubbliche, ci siamo espressi nell’interesse del valore che le Rsa rappresentano per la comunità bergamasca. Ci aspettiamo lo stesso senso di responsabilità dai gestori e, con rispetto, ricordiamo che lo devono alla comunità che ha dato loro mandato per avere un servizio dignitoso e la prospettiva di continuità futura».
Per Gatti, la sostenibilità economica è data anche da ricerca di modelli organizzativi più adeguati e razionali e nuovi servizi alternativi al ricovero, meno costosi ma rispondenti alla necessità degli anziani e delle loro famiglie. «Se, come sembra, l’unica scelta è quella di proseguire con aumenti indiscriminati della retta, vedremo presto famiglie che, come per la rinuncia alla cura, saranno costrette a rinunciare peri loro cari all’accesso a queste strutture. Insieme agli altri sindacati, porteremo il tema davanti al Prefetto, anche per evitare che diventi terreno di conquista da parte di multinazionali, interessate solo a fare business».
Le sentenze sui malati di Alzheimer
A ciò, si aggiunge la questione delle recenti sentenze, che hanno riconosciuto alle famiglie il diritto a non corrispondere la retta mensile per i congiunti malati di Alzheimer e in generale per gli anziani in condizioni di salute molto precarie. Questo per la connessione tra prestazioni socio assistenziali e sanitarie, che ha portato più familiari a sospendere i pagamenti e a intraprendere le vie legali, rischiando così di compromettere la tenuta dei bilanci delle strutture
«Il risultato è un caos che verosimilmente peggiorerà negli prossimi mesi - denuncia il consigliere regionale Davide Casati, che oggi ha depositato un question time (in discussione martedì 13 maggio nella prossima seduta di Consiglio) per richiamare l'attenzione della Regione -. Rischiamo che si producano difficoltà per la tenuta dei conti delle Rsa, che a questo punto si troverebbero con i pagamenti scoperti. Già assistiamo a casi in cui alcune residenze sanitarie hanno iniziato a valutare l’ingresso di ospiti particolarmente fragili o con forte decadimento cognitivo».
Al Pirellone si chiederà di avviare un dialogo con il Ministero della Salute, per provvedere a un intervento normativo chiarificatore, ma anche di attivarsi emanando proprie linee guida.