Retroscena

La Fondazione Mia s'è impantanata su Astino, ai poveri restano solo le briciole

C’era una volta la Misericordia Maggiore, l’ente che più di ogni altro nella sua secolare storia aveva servito i bisognosi. Oggi ha altre preoccupazioni

La Fondazione Mia s'è impantanata su Astino, ai poveri restano solo le briciole
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di Andrea Rossetti

«La Mia tornerà alla sua funzione preminentemente sociale, cercando così di dare risposte alle urgenze che la crisi ha generato sul territorio». Correva il mese di settembre 2014 e queste parole furono pronunciate durante il primo incontro del nuovo Cda della Fondazione Mia (Congregazione Misericordia Maggiore di Bergamo) nominato dall’allora neo sindaco Giorgio Gori e nel quale fu eletto come presidente il commercialista Fabio Bombardieri.

Un mandato chiaro, dunque. Perfettamente in linea con lo statuto di uno degli enti - che è soggetto di diritto privato ma con strettissimi legami col pubblico e pochi, a scapito del pensar comune, con la Chiesa - più ricchi della Bergamasca.

Per dirlo in numeri: l’ultimo bilancio disponibile (anno 2022) indica un patrimonio netto di oltre 130 milioni (era di 125 milioni dieci anni prima, nel 2012) e quasi 140 milioni di immobilizzazioni, di cui circa 112 legate a terreni, fabbricati e dintorni.

La vignetta di Luca Nosari
La vignetta di Luca Nosari

«Antiche e nuove povertà»

Insomma, i soldi per fare del bene certo non mancano. E proprio lo statuto della Mia, all’articolo 4, recita: «La Fondazione, perseguendo le finalità che furono e sono proprie della Mia, ha i seguenti scopi primari e fondamentali: promuove attività inerenti la sfera educativo religiosa, nel rispetto dell’originaria connotazione cristiana cattolica; provvede a soddisfare le esigenze di tutte le antiche e nuove povertà; sostiene l’attività di istruzione e cultura nei più ampi aspetti e manifestazioni tendenti sia alla conservazione dei beni strumentali che delle tradizioni, nonché promuovere nuove attività e opere nell’ambito prioritariamente bergamasco ed eventualmente lombardo; garantisce l’ufficiatura, il governo e l’amministrazione della Basilica di S. Maria Maggiore, Cappella della Città con gli inerenti servizi religiosi, culturali ed educativi, prevedendo apposito convenzionamento con la Diocesi di Bergamo; mantiene, valorizza e incrementa l’intero patrimonio mobiliare e immobiliare e gestisce al meglio i beni in affidamento».

La Fondazione, in questi dieci anni, ha continuato la sua attività portando avanti progetti (benefici e non) e collaborazioni, ma ha soprattutto concentrato la maggior parte delle sue energie - in primis economiche - sul recupero dell’ex monastero di Astino.

Le opere caritatevoli (...)

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Commenti
Giuseppe Boschini

Non conosco il mondo delle fondazioni e quindi anche di questa MIA....colpa mia... a parte le battute... viva il volontariato, che mi sembra ben presente a bergamo... viva i veci e viva gli Alpin .....

giovanni

Come evidenziato nell' articolo, sig. Gianluigi, con la MIA il clero c'entra quasi nulla. Basta leggere con meno fretta.

Claudio

da Longuelese comunque Astino è stata rovinata come valle e vedo che tutti quelli che abitano Astino e dintorni sono d'accordo!

Bruna Boselli

Guarda caso, c'era già Gori..

Stefano

I beni posseduti dalla fondazione sono frutto di lasciti e donazioni fatti da benefattori bergamaschi , e finalizzati prevalentemente ad opere di carità in favore dei più bisognosi della nostra città L’intervento fatto su Astino risponde a questi requisiti ? Che benifici vi sono stati per i poveri a seguito di questo intervento ? Sarebbe interessante una risposta degli amministratori

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