Danni ingenti

La presenza delle nutrie nel Parco del Serio sta diventando un problema molto serio

In Lombardia si stima la presenza di tre milioni di esemplari e molti sono anche nell'area della Bassa Bergamasca. Il presidente Monaci spiega la preoccupante situazione

La presenza delle nutrie nel Parco del Serio sta diventando un problema molto serio
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Le nutrie non sono solamente degli animali diventati comuni, nei nostri territori, laddove ci sono dei corsi d'acqua. Talvolta sono anche un problema. Lo ha spiegato a PrimaTreviglio Basilio Monaci, presidente del Parco del Serio: «La presenza delle nutrie è purtroppo fuori controllo e bisogna agire: politica, enti locali, corpo forestale, Ats, organizzazioni agricole, non possono chiudere gli occhi e rinunciare ad intervenire per la protezione del nostro territorio».

Le nutrie al Parco del Serio

Come ormai tutti sanno, la nutria, roditore semi-acquatico originario del Sudamerica e importato in Europa negli anni ’50 del secolo scorso, ha la caratteristica di scavare gallerie per fare tane sotterranee, con uno sviluppo lineare di diversi metri, rappresentando così un rischio per la tenuta degli argini dei corsi d’acqua naturali e dei canali di irrigazione e di scolo, una vera emergenza ecologica e ambientale per la pianura.

Essenzialmente erbivoro, secondo alcuni studi per i soggetti adulti sono necessari circa 2 chili di alimento fresco al giorno. Ed è proprio questo uno dei problemi che vivono gli agricoltori quotidianamente, con asporti di terra localmente anche consistenti, come ad esempio in questi periodi, con la semina del mais fatta da poco e le piccole piantine oggetto delle "attenzioni" delle nutrie.

«I danni sono visibili a tutti, molti argini del nostro importante reticolo idrico sono danneggiati, i nostri agricoltori soffrono – prosegue Monaci –, c’è il pericolo della trasmissione di malattie e ora anche le giovani piantine di mais vengono sradicate dalle nutrie, che se ne cibano, nonostante la grande disponibilità di altri foraggi».

Monaci, che condivide la tesi del professor Riccardo Groppali, docente universitario e in passato assessore a Cremona, che «ribadisce la necessità di affrontare questo tema con risolutezza» ed è consapevole di come le misure in atto abbiano fallito. L’uso delle gabbie, laddove posizionate, non ha infatti portato gli effetti sperati e se si considera la rapidità riproduttiva e l’assenza di competitor naturali, si spiega il raggiungimento della densità elevata di nutrie in molte aree.

 

In Lombardia presenti quasi tre milioni di esemplari

«Si stima che in regione – continua Monaci – siano presenti due o addirittura tre milioni di esemplari, e il numero è in continua crescita esponenziale. In questo anno da presidente, ma anche nei precedenti da consigliere del Parco, numerose le telefonate ricevute dagli agricoltori, che raccontano il loro malessere, la loro preoccupazione e talvolta la loro indignazione, per i continui danni arrecati alle colture e ai terreni dalle nutrie. Una situazione molto grave in tutta la provincia di Cremona, ma anche in alcune zone della Bassa Bergamasca. Mi domando se a mancare sia la consapevolezza del problema e se le autorità preposte a vigilare e promuovere interventi volti a fornire adeguate risposte agli agricoltori quasi si rassegnino ad abdicare alle loro responsabilità».

Chi pagherà i danni?

Groppali aveva più volte indicato l’abbattimento come la strada più efficace, in questa fase di crescita incontrollata di una specie, peraltro, alloctona. C’è chi poi ha sostenuto l’opzione dei cosiddetti bocconi sterilizzanti.

«Alla prova dei fatti, anche queste soluzioni non risolvono affatto il problema – ha proseguito Monaci -. E allora, chi paga i danni agli agricoltori, ai Parchi, al Consorzio Dunas? Più il tempo passa e più la situazione si complica e i danni si moltiplicano, sia quelli economici per i nostri agricoltori, sia quelli ambientali per gli effetti che l’azione delle nutrie produce ai terreni, ai campi coltivati, al sistema delle rogge e dei fossi che caratterizza questi territori».

Piani provinciali per eradicarla

Nell’area del Parco del Serio, le province di Bergamo e Cremona, con propri decreti e nel rispetto delle normative regionali, hanno adottato piani provinciali triennali di contenimento ed eradicazione della nutria, con l’obiettivo quantomeno di contenerne l’espansione in numeri accettabili per l’impatto ambientale e per le attività umane.

«Dall’esperienza quotidiana e dalle numerose segnalazioni arrivate dagli agricoltori e negli anni, anche dagli automobilisti, la diffusione delle nutrie non pare però proprio essere sotto controllo – osserva il presidente Monaci –. Ecco perché serve con urgenza una vera assunzione di responsabilità da parte di tutti, prima che sia troppo tardi e venga compromessa irrimediabilmente l’agricoltura e la tenuta del complesso sistema idrico dei nostri luoghi».

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