Dopo il nostro grido d'allarme

La promessa dei leghisti in Regione: «Il Papa Giovanni non sarà retrocesso in Serie B»

Anelli, Malanchini, Mazzoleni, Galizzi e l’assessore Terzi in coro: «Nessuna visione milanocentrica dietro la riforma. Il personale sanitario e gli utenti devono stare tranquilli»

La promessa dei leghisti in Regione: «Il Papa Giovanni non sarà retrocesso in Serie B»
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Il grido di allarme lanciato dal nostro giornale sembra non essere caduto nel vuoto: i consiglieri bergamaschi della Lega in Regione hanno solennemente promesso il loro impegno affinché gli ospedali della Lombardia siano trattati in maniera equanime, senza favorire quelli milanesi. In parole povere: si batteranno perché l’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, un’eccellenza in Italia, non venga retrocesso nella serie B degli ospedali lombardi.

Dice il comunicato stampa dei consiglieri leghisti: «Durante i prossimi passaggi che porteranno a compimento la riforma sanitaria, la Lega si farà garante del fatto che tutti gli ospedali che risultano strutture di eccellenza abbiano le stesse opportunità in sede di valutazione». La nota è firmata dai consiglieri Roberto Anelli, Giovanni Malanchini, Monica Mazzoleni, Alex Galizzi e l’assessore Claudia Terzi. Spiegano i consiglieri: «Nessuna visione milanocentrica dietro la riforma. Il personale sanitario e gli utenti degli ospedali lombardi devono stare tranquilli, la Lega intende valorizzare al meglio le specializzazioni e l’alta professionalità di tutte quelle strutture che sono il vanto della Lombardia e dell’Italia».

La questione era nata dopo che era stato pubblicato il progetto di legge di riforma della sanità lombarda in cui gli ospedali erano divisi in due categorie: AO (Aziende Ospedaliere) e ASST (Aziende sociosanitarie territoriali). Gli ospedali eccellenti milanesi venivano inseriti nelle AO, tutti gli altri nelle ASST. La faccenda è delicata perché gli ospedali di elevata specializzazione faticano a interpretare anche il ruolo della medicina territoriale, con tutte le sue incombenze. Tanto più quando le risorse sono limitatissime, come accade all’ospedale di Bergamo dove il personale è al limite estremo. Ne è nata una levata di scudi: perché il Papa Giovanni, settimo ospedale nella graduatoria nazionale, non può diventare AO e invece i milanesi sì?Non è una faccenda di sigle, ma di sostanza, e forse anche di sopravvivenza rispetto a una buona qualità dell’assistenza e cura per i malati acuti.

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