«La Val di Scalve va preservata e valorizzata»: lettera aperta al presidente Fontana
L'associazione Scalve Mountain consegnerà una missiva ad Attilio Fontana, che farà visita in quei territori venerdì 18 novembre
«La Val di Scalve è stata per secoli una terra di confine e di contatto, autonoma, con risorse proprie. Nell’era moderna, le miniere prima e poi lo sfruttamento idroelettrico sono state promesse di uno sviluppo non avvenuto. La tragedia della Diga del Gleno è il simbolo visibile di questo sviluppo che poteva esserci e non c’è stato». Così si apre la lettera che l'associazione Scalve Mountain consegnerà al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, in visita venerdì 18 novembre proprio in Val di Scalve e in Val Seriana.
Una missiva che racconta per filo e per segno «la caparbietà dei tanti imprenditori scalvini e dei suoi amministratori» che hanno permesso di mantenere una sola "isola alpina": «un ambiente unico, che va preservato, valorizzato attraverso lo strumento del turismo e dell'ospitalità, e che sia luogo con servizi adeguati per viverci». Un primo passo in questa direzione è rappresentato dal Patto Territoriale firmato da Regione ed Enti della Valle, che ha permesso di salvare dalla chiusura la stazione di Colere oltre che un rafforzamento dell'offerta turistica complementare.
«Questo fatto va nella giusta direzione, ma non basta. È fondamentale alimentare lo slancio con altre iniziative». La proposta della Scalve Mountain, che ha deciso di stanziare centomila euro all'anno per tre anni a favore della promozione turistica della valle, è quella di costruire un Patto di Sviluppo che consenta alla Val di Scalve di «essere motore della propria crescita, con impatti positivi sulle aree geografiche attigue, facendo perno sulla connettività fisica e virtuale, anche destinando per il futuro alla Val di Scalve le risorse che essa stessa produce».
Inoltre, l'associazione ha in programma di aprire un canale di collaborazione pluriennale con l'Università degli Studi di Bergamo (nella figura della professoressa Federica Burini) e con Etifor (azienda "spin-off" dell'Università di Padova) per un "Progetto di rigenerazione territoriale": l'auspicio è che il presidente Fontana possa esprimersi dunque circa la sua validità e finanziabilità. In più, nella sua lettera, Scalve Mountain chiede «di valutare il trasferimento alla comunità di Scalve delle concessioni idriche in scadenza, o almeno l'impegno della Regione a trasferire alla comunità stessa i canoni concessori, vincolati a futuri investimenti pubblici».
Questo permetterebbe, come avviene peraltro già in Valtellina, di utilizzare le risorse del territorio a favore del territorio stesso, alimentando un «sistema virtuoso di economia circolare». «Nel caso della Val di Scalve - conclude la missiva -, a quasi cento anni dal crollo della Diga del Gleno con le sue seicento vittime, si tratterebbe finalmente di un risarcimento, non solo simbolico, per le perdite umane e per l’indelebile oltraggio al suo tessuto socio economico».