L'associazione Castelli Onlus: «Paradossale voler vendere la Casa del Custode di San Vigilio»
L'invito rivolto all'Amministrazione per tornare sui suoi passi: «Basta un non oneroso restauro per valorizzarla»

Non vendete quella casa: a difesa della Casa del Custode di San Vigilio si schiera anche il consiglio scientifico dell'associazione Istituto italiano dei Castelli onlus, che all'amministrazione comunale chiede di «scongiurare l'ipotesi di vendita» dell'immobile, dopo il suo inserimento lo scorso febbraio tra i beni alienabili del Comune lo scorso febbraio.
Punti e spunti: è anche sito Unesco
Vendere la Casa del Custode, si legge nel comunicato dell'associazione, «risulterebbe esiziale per il Castello di Bergamo». La richiesta è accompagnata da una serie di punti (e spunti) importanti relativi all'edificio, in primis il suo riscatto nel 1957 da parte dell'amministrazione Simoncini da privati, che ha permesso di restituirlo al patrimonio cittadino.
«Il detto compendio immobiliare - proseguono - è interamente inserito nell'ambito primario del sito Unesco (Nominated component), quindi di basilare importanza per il sito stesso». Inoltre, «è sottoposto al vincolo diretto della Soprintendenza, con quanto ne consegue». A ciò si aggiunge il Parco dei Colli, che ha inserito il Castello «tra i valori di massima tutela».
Dal punto di vista storico, «il cortiletto pertinenziale mantiene resti visibili dell'antica polveriera e il giardino custodisce i resti della chiesa del Castello». Cedere l'edificio «significherebbe perdere anche la proprietà di due lati murari tra i più importanti: il puntone di nord-est».
La soluzione? «Un non oneroso restauro», che «ridarebbe al luogo la sua piena godibilità storico-architettonica, aprendo a una sua fruizione pubblica e culturale». L'associazione poi fa una presa di posizione: «Riteniamo paradossale che si voglia rinunciare a questo bene mentre si esalta l'ottenimento del sito Unesco e l'istituzione del Museo delle Mura, trattasi infatti di uno dei pochissimi elementi della fortezza veneziana in possesso della città».
L'invito all'amministrazione è quello di «non privare Bergamo di un bene che è storico, ambientale e culturale, nel quale si identificano non poche storie della città».