L'espansione continua dell'Ateneo: Bergamo è sempre più una città universitaria
UniBg sta fondando una nuova dimensione cittadina e si pone come elemento di traino. L’acquisto dell’ex Accademia di via Statuto completa lo sviluppo
di Paolo Aresi
Remo Morzenti Pellegrini appare finalmente soddisfatto nel suo ufficio di via Salvecchio, in questo palazzo che apparteneva alla famiglia Quattrini e quindi ai Terzi, palazzo seicentesco, nel cuore della Città Alta. Il rettore ha portato avanti nel suo mandato le trattative per dotare l’Università di Bergamo, ormai ben oltre i ventimila iscritti, di spazi e sedi adeguate. Con la firma dell’accordo nei giorni scorsi per la vecchia sede dell’Accademia della Guardia di finanza in via Statuto, si può dire che ce l’ha fatta.
È contento?
«Sì, a questo punto sono soddisfatto. Il problema degli spazi è sempre stato un elemento critico della nostra università, l’ha accompagnata per tutti e cinquantatré gli anni della sua storia. Quello che ancora oggi mi sorprende è che abbiamo realizzato quella che si potrebbe chiamare la profezia di Vittore Branca».
Può spiegarci?
«Il professor Branca fu chiamato a Bergamo per avviare la nostra università nel 1968; era un grande intellettuale, antifascista e cattolico, venne a Bergamo dall’università di Padova. Quando nel 1972 lasciò il nostro ateneo, ormai ben avviato, nel discorso conclusivo affrontò il tema degli spazi. Era un argomento che già si dibatteva perché la sede di Piazza Vecchia risultava già non più sufficiente».
Che cosa disse Branca?
«Branca parlò del “Campus diffuso”, introdusse il concetto di città stessa intesa come parte integrante dell’università, in una relazione stretta, bilaterale. Branca non considerava applicabile il modello del campus americano alla nostra realtà, non gli piaceva l’idea di un luogo appartato, di un mondo a parte per gli studenti dove trovare di tutto, dalla piscina al bar al cinema alla discoteca, oltre ai luoghi di studio e di lezione, magari fuori dalla città, alla periferia».
E che cosa proponeva?
«Sosteneva che nelle nostre città storiche i muri stessi, le vie, le piazze sono elementi educativi, esprimono cultura, intelligenza. Sono parte fondamentali della preparazione degli studenti, quindi elemento fondamentale dell’università. Ebbene, l’università di Bergamo ha realizzato questo programma enunciato da Branca quarantanove anni fa. A volte lo abbiamo fatto con consapevolezza, altre volte no, dobbiamo ammetterlo».
Può fare un esempio?
«Credo che la scelta di Sant’Agostino fosse consapevolmente legata a questo discorso. Fu un regalo della Fondazione della Banca Popolare di Bergamo, non possiamo dimenticarlo. Le banche bergamasche sono state sempre molto vicine all’università, respiravano con il territorio. E poi ci si mise pure il caso: a inizio anni 2000 fummo a un passo dall’acquisto degli ex Ospedali Riuniti, dove oggi entra l’Accademia della Guardia di finanza. Se li avessimo comprati, avremmo concentrato là tutto il campus universitario. Invece le cose sono andate diversamente...».
Quali sono i tempi per l’ingresso nella ex sede dell’Accademia della Guardia di finanza?
«Tempi brevi. Prenderemo possesso all’inizio del prossimo anno solare, a gennaio. Abbiamo diviso i lavori in due lotti: il primo lotto, più semplice, sarà concluso per la prossima estate con biblioteca, impianti sportivi, aule scolastiche e uffici per la facoltà di Giurisprudenza e per l’amministrazione centrale. Diciamo il sessanta per cento dell’immobile. Il restante quaranta andrà alla residenzialità, ma non possiamo tenere le camerate. Credo che le residenze per gli studenti saranno pronte nell’estate del 2023. Con la Montelungo e la Colleoni si arriverà in totale a mille posti per studenti che arrivano da fuori provincia».
Come va sul fronte delle caserme?
«Bene, gli accordi sono stati perfezionati, i lavori cominceranno a inizio 2022. In quest’ultimo anno si è lavorato poco di mattoni e cemento, ma si è lavorato molto di trattative e programmazione. Con l’arrivo della ex Accademia, il discorso si chiude: con questo insediamento possiamo dare sede e impianti anche al Cus, il Centro sportivo universitario, cosa che mancava».