L'esperimento con gli abeti di Douglas per salvare i boschi della Val Brembana dal bostrico
Le piante malate verranno rimosse e sostituite con questa specie, che dovrebbe creare un "effetto tampone" evitando la diffusione
In foto da sinistra Jonathan Lobati, Fabio Bordogna, Alessandro Beduschi e Michele Schiavi
La Val Brembana come banco di prova di un intervento per la lotta al bostrico, che ha colpito i boschi lombardi per 2.400 ettari, di cui quasi il 15 per cento (trecento ettari) in quest'area montana della Bergamasca.
Per impedire all'insetto di continuare a "mangiarsi" i boschi dell'Alta valle, si rimuoveranno le piante colpite per sostituirle con specie diverse dall'abete rosso, principale vittima dell'insetto originario dell'Asia settentrionale, preferendo invece l'abete di Douglas (o douglasia costiera), conifera sempreverde diffusa nelle regioni costiere del Nord America, che dovrebbe creare un "effetto tampone”.
L'incontro tra enti locali e politica
Di questo è di altri temi si è parlato alla conferenza stampa di ieri (mercoledì 8 novembre) presso la sede della Comunità Montana Valle Brembana a Piazza Brembana, che ha visto la presenza dell'assessore regionale all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi e del consigliere regionale Michele Schiavi, invitati in Val Brembana dal collega Jonathan Lobati e dall'ente, in quest'occasione rappresentata dal vicepresidente Fabio Bordogna.
Presenti all'incontro diversi sindaci e amministratori dell'area, il vicepresidente del Gruppo d'azione locale Val Brembana, Luca Personeni con il consigliere Silvano Gherardi, il direttore di Coldiretti Bergamo Carlo Loffreda e il segretario di zona Bruno Redaelli.
I fondi, la gestione della fauna e lo sviluppo del territorio
«Ho recentemente presentato a Roma la necessità di maggiori fondi rispetto a quelli erogati, perché consideriamo questa piaga pari a quella causata dalla xylella in Puglia - ha spiegato Beduschi -. La realizzazione di fasce tampone con essenze autoctone, così come l'utilizzo di trappole impregnate di insetticidi, già utilizzate in altre aree europee, sono soluzioni auspicabili».
Nell'agenda di Beduschi, anche la richiesta di Coldiretti di migliorare la gestione della fauna selvatica, con cinghiali, cervi e lupi. Al centro del dibattito, anche lo spopolamento della montagna, come evidenziato bene anche dal sindaco di Isola di Fondra, Carletto Forchini: «Le zone industriali create in passato in alta valle faticano oggi a trattenere i giovani. Andrebbe creato un tavolo di confronto continuativo per studiare i problemi della montagna, anche coinvolgendo l'Università di Bergamo, e cercare così di trovare dei modi per aiutarli a restare».
A sottolineare il valore dell'agricoltura per la tutela del territorio è stato invece Personeni: «Nei territori montani l'agricoltura non è importante solo per il reddito, ma per il presidio del territorio. Venendo a mancare l'agricoltore, manca la manutenzione e, come successo in questi giorni, si creano episodi di frane e smottamenti». Con il nuovo Programma di sviluppo rurale, che porta quasi novecento milioni di euro alla Lombardia, si costruiranno bandi dedicati alle esigenze della montagna e si porrà l'attenzione sul lavoro dei giovani, non solo assicurando il ricambio generazionale nelle imprese, ma anche incentivando l'impegno in agricoltura.
Ma qualcuno ha considerato che funghi ci possano crescere sotto queste piante? Mi sa che per i fungaioli sarà una debacle completa (e quindi ridurrà la frequentazione dell'area, con conseguenze negative per il paese)
Se sono gli ulivi della Puglia o se sono le palme delle coste mediterranee, ne parlano tutti a cominciare dalla Rai. Se invece sono gli abeti della Lombardia o i castagni dei nostri boschi come successo pochi anni fa o gli ipoocastani dei nostri viali a cominciare dal viale delle mura, frega niente a nessuno e bisogna andare a Roma con il cappello in mano a chiedere la carità.
Sono decenni che c'è e, a differenza dei nostri avi, non hanno fatto nulla per bloccare la diffusione del bostrico (abbattimento delle piante morte e di tutte quelle "sane" intorno) con ridicole motivazioni ecologiche (le piante non si toccano), adesso propongono di importare piante americane, eliminando le autoctone senza avere idea degli effetti collaterali e dei parassiti americani importati insieme. Dovremmo eliminare i nostri abeti bianchi e rossi per far posto agli americani anche qui? Alla faccia della bio diversità. Perchè non mettere le palme da cocco allora? Ridicoli. come con i fiumi che i nostri avi tenevano puliti tutte le estati, evitavando le alluvioni. Da decenni non li puliscono e poi piangono per le esondazioni.
Anche in Valle Imagna, anche davanti a casa nostra, sono morti diversi pini per colpa di questo insettino.