Parla il ferroviere

Lo sfogo del capotreno Trenord: «Forse cambierà qualcosa quando qualcuno di noi morirà»

Minacce e aggressioni sui convogli. Per la sicurezza sui treni serve più personale e la presenza delle forze dell'Ordine

Lo sfogo del capotreno Trenord: «Forse cambierà qualcosa quando qualcuno di noi morirà»
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di Clara Scarpellini

«Secondo me, la situazione a bordo dei treni cambierà solo quando uno di noi morirà in stazione. A un capotreno hanno già tagliato il braccio con il machete, ma evidentemente non è stato abbastanza...». Il tema delle aggressioni a bordo dei convogli è un problema di grande attualità, dato che spesso macchinisti e capitreno si trovano a lavorare in condizioni insostenibili e sempre più rischiose.

Per dimostrare la loro preoccupazione hanno già scioperato, sperando così di attirare l’attenzione e ottenere risposte alle legittime preoccupazioni. Si tratta di un’emergenza non solo locale, ma regionale (per non dire nazionale), dato che le aggressioni al personale di bordo sono sempre più frequenti: l’ultima documentata ufficialmente risale allo scorso 15 febbraio, quando una capotreno è stata aggredita nella stazione di Pioltello. La 37enne è stata prima insultata e minacciata, poi presa a pugni e a calci da un passeggero senza biglietto sorpreso a fumare.

Per capire più da vicino quale sia la situazione, abbiamo parlato con un capotreno bergamasco di Trenord (che ha chiesto di restare anonimo) spesso in servizio sulle tratte che coinvolgono la nostra provincia.

Cosa vuol dire essere il capotreno?

«Io sono quella persona che si muove lungo il convoglio durante il viaggio ed è responsabile della sicurezza delle persone e del mezzo in sé. L’attività con la quale siamo più identificati è il controllo dei biglietti, ma in realtà tutto quello che succede sul treno è di mia responsabilità, quindi anche eventuali ritardi e problematiche, dalle più gravi alle più semplici. A volte capita che qualcuno stia male, venga rapinato o minacciato. Siamo presenti sui convogli a turni, dalle quattro di mattina all’una di notte circa».

Si sente sicuro al lavoro?

«No. Prima di tutto perché su ogni treno siamo solo in due, io e il macchinista, e poiché quest’ultimo si trova sempre in cabina di guida alla fine sono sempre da solo a gestire tutto. In altri tipi di treno, come i Frecciarossa, possono esserci un macchinista e due capitreno a tratta. Lì la questione sicurezza è meno grave rispetto che ai mezzi Trenord (...)

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