Ludovico Goisis, l'uomo che donò l'antico convento dei Celestini a Bergamo
Marina Benedetti racconta la storia recente dell’ex monastero regalato alle suore dal suo bisnonno (quello del piazzale dello stadio) nel 1940
di Paolo Aresi
Le suore Sacramentine sono corse ai ripari, ai Celestini è arrivata la gru e si sta iniziando a provvedere al lato del chiostro in sofferenza e in particolare alla trave ammalorata. Un intervento anche economicamente importante. Le suore ricevettero in dono l’ex monastero dei Celestini, costruito nel Trecento, da Ludovico Goisis nel 1940 con il vincolo che diventasse un orfanotrofio e che comunque avesse scopi sociali. Adesso le suore hanno deciso di vendere l’antico complesso: non ce la fanno più a portarlo avanti. Marina Benedetti è pronipote di Ludovico Goisis, è sempre rimasta a stretto contatto con le suore. L’abbiamo incontrata.
I Celestini con la chiesa di San Niccolò costituiscono uno dei più importanti monumenti medievali di Bergamo, eppure sono poco conosciuti.
«È vero, forse perché le suore hanno gestito questo luogo in maniera sempre discreta. Io mi ricordo il periodo dell’orfanotrofio femminile, arrivò ad avere fino a cento ospiti. C’erano ragazze senza genitori, ma anche bambine che provenivano da situazioni difficili. Mi ricordo una bambina zingara che arrivò piccola, diventammo amiche, lei crebbe, fece famiglia. Ha avuto una vita felice. Forse i complessi monastici di Astino e Valmarina sono più conosciuti, paradossalmente, perché sono stati abbandonati. In fondo, erano strutture simili, poste fuori dalla città».
Chi era Ludovico Goisis?
«Era il mio bisnonno, la famiglia era di Comun Nuovo, lui studiò all’Istituto Tecnico (oggi istituto tecnico industriale), andò a lavorare a Milano alla Falck, fece carriera, divenne il braccio destro di Enrico Falck. Era nato intorno al 1880 ed è morto nel 1940. A un certo punto acquistò terreni nella zona di Monterosso e dello stadio. Dove oggi c’è lo stadio, una volta si trovava l’ippodromo. Per costruire lo stadio e il viale di accesso il mio bisnonno donò alcuni terreni al Comune. L’impianto sportivo (oltre allo stadio c’erano campi da tennis, di atletica e le piscine) nel 1928 venne progettato dall’ingegner De Beni che poi nell’occasione conobbe la sorella di mia nonna Marina, figlia di Ludovico».
Il piazzale della Curva Sud è intitolato a Ludovico Goisis.
«Fu in segno di riconoscenza da parte del Comune. A quel tempo, il viale di accesso, il rettilineo che parte da piazzale Oberdan, era dedicato alla Regina Margherita. Dopo l’8 settembre 1943 ci fu il cambiamento, dalla regina a Giulio Cesare. La costruzione del viale comportò anche la deviazione del torrente La Morla che oggi costeggia il rettilineo. Fino ad allora serpeggiava dove oggi si trova il campo di calcio dell’Excelsior e lambiva l’abside della parrocchiale per poi arrivare al ponte di Borgo Santa Caterina, oggi coperto. Venne canalizzata e così si risolse anche il problema dei periodici allagamenti del borgo».
Perché il suo bisnonno comprò i Celestini?
«Era una persona sensibile, l’ex monastero si trovava nel degrado, comprò terreni ed edificio e poi chiamò il miglior architetto dell’epoca, l’ingegner Luigi Angelini. Lo comprò nel 1938 dal Comune che per alcuni anni ne aveva fatto l’ospedale dei contagiosi. Quando nel 1930 venne inaugurato il moderno Ospedale Maggiore anche l’ospedale dei Celestini, oltre al grande ospedale di San Marco, venne chiuso». (...)