«Ma i lavori non potevate farli durante la zona rossa?»: le risposte del Comune alle critiche
Perché tutto questo caos? Perché spesso nei cantieri non ci lavora nessuno? Non sapete coordinare le opere? Risponde l'assessore Brembilla
Sono tanti i cantieri stradali aperti in città in questa benedetta estate. Va detto che non sono tutti comunali, ma la gran parte sì. Tanto darsi da fare proprio in queste settimane, mentre la vita sta riprendendo a pieno ritmo, ha arrecato disagi, soprattutto agli automobilisti. Sui social sono piovute critiche e domande a Palafrizzoni.
L’assessore ai Lavori Pubblici, Marco Brembilla, le ha raccolte e ha voluto rispondere. Con una premessa, alla quale Brembilla tiene in modo particolare: da un anno esiste una commissione per coordinare i lavori, commissione che comprende i realizzatori di condotte e impianti, gli esecutori, la polizia locale, i tecnici dei lavori pubblici e del commercio. Questo coordinamento ha consentito di evitare scavi e ripristini continui sulle stesse strade. Ciononostante, i lavori in corso sono molti e i disagi per la circolazione stradale cittadina piuttosto ingenti.
La prima domanda posta nei social all’assessore Brembilla è: non potevate effettuare questi lavori durante i periodi di “zona rossa”?
«No, - spiega l’assessore - perché le zone rosse venivano annunciate il venerdì pomeriggio ed entravano in vigore il lunedì successivo; perché non avevano una durata prefissata, perché per i lavoratori e le ditte fornitrici era impossibile organizzarsi in poco tempo, sempre considerando che molte ditte erano chiuse o avevano difficoltà di vitto, alloggio e spostamenti».
Ma perché tutti questi cantieri, contemporanei, in città?
«Anzitutto perché lo scorso anno si sono accumulate parecchie situazioni non risolte. In secondo luogo perché ogni operatore ha delle urgenze a cui rispondere. Nella Commissione, che si riunisce ogni mercoledì, si cerca di dare, per quanto possibile, una logica alle chiusure e deviazioni di strade, sempre tenendo presente che cerchiamo di concentrare gli interventi nel periodo di chiusura delle scuole».
Perché così poche persone al lavoro nei cantieri?
«Gli interventi, prevalentemente di sottoservizi (tubature gas, luce, acqua, fognature, fibra…), prevedono scavi, più o meno larghi. Le modalità dei lavori sono sempre uguali: taglio asfalto, scavo, posa tubo e copertura con calcestruzzo, riempimento, asfalto provvisorio e, dopo alcuni mesi, definitivo. È evidente che non possono stare sul cantiere (e non servono) 30 operai per queste operazioni che comunque non finirebbero prima, avendo un punto di partenza e uno d’arrivo. Il numero degli operai è stabilito dall’impresa unitamente al coordinatore della sicurezza e dal tipo di lavoro».
Città Alta c’è un cantiere deserto, si trova in via Porta Dipinta.
«Attualmente c’è una recinzione a protezione e chiusura della strada. Qualche settimana fa ha ceduto parte di un condotto medievale, sei metri al di sotto della quota stradale; il crollo ha rotto la fognatura che passava al di sopra: la fognatura è stata ripristinata. Siamo in attesa del nulla osta della Soprintendenza per sistemare l’antica condotta che passa al di sotto. L’attuale recinzione è stata sistemata a titolo precauzionale: il passaggio di veicoli e camioncini potrebbe infatti causare un cedimento stradale con gravi conseguenze».
Si prevedono molti interventi da qui alla fine dell’anno?
«Ripeto: stiamo concentrando i lavori nel periodo delle vacanze scolastiche, soprattutto le opere più impegnative, come quelle del teleriscaldamento. Alcuni cantieri sono di breve durata (montaggio della passerella su via don Bosco, ma anche il teleriscaldamento in via Tiraboschi), altri necessitano di tempi più lunghi. Si deve anche tenere presente che, oltre a dovere recuperare opere che non si sono potute eseguire nel 2020, nell’estate in corso e nella prossima cercheremo di anticipare anche quelle del 2023 quando Bergamo sarà capitale della cultura insieme a Brescia e dovrà risultare quanto più possibile accessibile».
Perché dopo ogni intervento l’asfalto viene rattoppato malamente?
«In effetti, a a volte gli operatori non lavorano a regola d’arte. Ma va tenuto presente che il rappezzo provvisorio viene poi sostituito da quello definitivo. I controlli li fa l’ufficio strade, ma purtroppo non c’è una persona, come avveniva in passato, che si dedica a questo in modo specifico. Si deve anche dire che le grandi imprese che effettuano i lavori depositano una fidejussione unica a garanzia per tutti le opere, per cui se un lavoro specifico viene fatto male in una strada è difficile poi anche decidere quale cifra trattenere dalla fidejussione. Da anni sto chiedendo che la garanzia sia legata al singolo intervento e che non sia generale, ma non dipende dal mio assessorato. In ogni caso, io percorro anche personalmente la città per visionare i tempi, le modalità di scavo e ripristino e la qualità dell’opera».
Era proprio necessario intervenire sui ponti della ferrovia e della circonvallazione nella stessa estate?
«I ponti della circonvallazione dipendono da noi, quelli delle ferrovie da Rfi, Rete ferroviaria italiana. Ho tentato, inutilmente, di ottenere da Rfi lo spostamento dei loro lavori. Aggiungo che al ponte di via Zanica cadevano pezzi consistenti di calcestruzzo e bisognava intervenire con urgenza, soprattutto per l’incolumità di ciclisti e motociclisti. Inoltre una direttiva del ministero delle Infrastrutture imponeva (dopo il crollo del ponte Morandi) un controllo di tutti i ponti. Da noi non c’è nessun pericolo di crollo, ma esiste un grande bisogno di manutenzione».
I lavori per il teleriscaldamento beneficiano soltanto l’operatore, invece i disagi li sopportiamo tutti.
«No, i benefici sono della collettività. Il teleriscaldamento consente l’utilizzo di acqua calda che proviene dall’inceneritore di via Goltara; è sostitutivo di ogni altro tipo di combustile (gas-metano o gasolio), quindi riduce notevolmente l’inquinamento, soprattutto nei mesi invernali. Purtroppo sono lavori lunghi per il tipo di tubazioni e la profondità degli scavi; non possono essere eseguiti di notte per il rumore e il pericolo del lavoro notturno, necessitano di scavi ampi, impegnativi. Due esempi su tutti: via Corridoni, con il cantiere che, partito da Piazzale Loverini, deve giungere al nuovo quartiere di Redona Centro entro settembre. La distanza stessa pone in evidenza la necessità di iniziare ancor prima del termine delle scuole, per concluderlo prima della ripresa. Il secondo intervento, appena iniziato in via S. Giovanni, proseguirà in via Cesare Battisti e raggiungerà Piazzale Oberdan (con il nodo della cascata della Morla), quindi salirà lungo Viale Giulio Cesare per raggiungere lo stadio. Non è un cantiere facile, soprattutto è un cantiere lungo. Si farà il possibile per renderlo meno impattante per la viabilità».