"Grey Zones"

Malattie cardiovascolari, a Bergamo esperti specialisti per far luce sulle "zone grigie"

Gli specialisti migliori d'Italia sono in città per una tre giorni di approfondimento scientifico per indagare le “zone grigie”

Malattie cardiovascolari, a Bergamo esperti specialisti per far luce sulle "zone grigie"
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Bergamo ospita i più esperti specialisti cardiologi d'Italia. Da oggi, giovedì 9, a sabato 11 giugno presso l'auditorium “Parenzan” del Papa Giovanni si svolge la quinta edizione di “Grey Zones”: una tre giorni di approfondimento scientifico che è ormai diventata un must per i professionisti che si occupano di ipertensione, scompenso, cardiopatia ischemica, trattamento delle valvulopatie e delle principali patologie, condizioni cardiovascolari o sfere di intervento di ambito cardiovascolare.

«Siamo onorati di ospitare anche quest'anno da tutta Italia specialisti cardiologi fra i più autorevoli - ha sottolineato nei saluti di avvio dei lavori del convegno Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell'Asst Papa Giovanni XXIII -. Il nostro Dipartimento cardiovascolare conferma la sua vitalità e il suo ruolo di primo piano all'interno del dibattito scientifico nazionale e non solo. È senza dubbio un segnale positivo per i pazienti che ogni giorno si rivolgono a noi per le loro necessità di cura».

Obiettivo del convegno è quello di indagare le “zone grigie” (da qui il nome “Grey Zones”), ossia quelle aree del mondo medico le cui conoscenze sono ancora poco esplorate. In questa fase, i massimi esperti discutono e decidono cosa è meglio fare per gestire le fasi di una malattia per le quali non esistono ancora solide indicazioni che riescano a guidare le scelte dello specialista cardiologo.

«Ci stiamo lasciando alle spalle una crisi, quella pandemica, in cui erano molte le zone di incertezza - ha dichiarato Michele Senni, direttore del Dipartimento cardiovascolare del Papa Giovanni e organizzatore dell’evento -. Oggi in tanti hanno capito l’importanza di non rassegnarsi ai limiti esistenti. Dobbiamo cercare di spostare i confini della nostra conoscenza sempre più in là. Laddove non c’è univocità di pensiero tra gli esperti, dobbiamo affidarci all'unica vera bussola, che è il metodo scientifico».

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