Massimo Bossetti, è scontro a "Belve Crime": il Dna, l'arresto e il tentato suicidio
Il 55enne bergamasco, in carcere dal 2018 per l'omicidio di Yara Gambirasio, è stato intervistato da Francesca Fagnani

Dna, alibi, arresto e tradimenti: questi i principali temi toccati nell'intervista a Massimo Bossetti, andata in onda nella serata di ieri - 10 giugno - su Rai Due nel programma "Belve Crime", condotto dalla giornalista Francesca Fagnani. Bossetti, 55 anni e condannato all'ergastolo il 12 ottobre 2018 per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha parlato di fronte alle telecamere dal carcere di Bollate, a Milano, ribadendo la sua innocenza.
«Sopravvivo all'ingiustizia che sono costretto a vivere ogni giorno - ha detto -. Non sento alcuna colpa addosso. Ma sì, porto l'etichetta del mostro. Anche se venissi prosciolto, resterà tatuata sulla mia testa fino alla fine dei miei giorni». Bossetti, carpentiere di Mapello, è stato arrestato il 16 giugno 2014, quattro anni dopo l'omicidio della tredicenne di Brembate Sopra.
Dall'infanzia tormentata al tentato suicidio
Durante l'intervista sono stati ripercorsi i punti salienti di uno dei più complessi casi di cronaca nera degli ultimi anni, partendo dalla personalità di Bossetti che è stata definita - nel corso degli anni - come «enigmatica». La conduttrice ha chiesto conto del rapporto dell'uomo con la verità, alla luce delle bugie che aveva raccontato - dalle lampade, nascoste alla moglie, al soprannome che gli avevano dato in cantiere, "il favola", perché aveva raccontato di avere un tumore al cervello per assentarsi. Non lo pagavano da quattro mesi, ha spiegato, e quella gli era sembrata «l'unica scusa plausibile» che gli permettesse di lavorare, nel frattempo, altrove.
La giornalista ha parlato anche dell'infanzia di Bossetti, «un po' tormentata» a causa del padre severo, e del rapporto «morboso» che aveva con la madre. Fagnani ha fatto anche un appunto sui video pornografici che guardava con la moglie (enfatizzando specialmente alcune ricerche, come «sadomaso») e sui tradimenti della coniuge, che lui è venuto a sapere in aula. «Mi sono gelato. Cosa c'entrava dire cose private in un'aula pubblica? Lei lo ha ammesso, la testa è partita».
Bossetti ha spiegato di aver tentato il suicidio in carcere, appena tornato in cella. «Sono stato ritrovato con la testa immersa nel lavandino e una cintura al collo. Mi hanno portato in infermeria e mi hanno salvato. Non ho pensati ai miei figli». Francesca Fagnani, a quel punto, avanza un'insinuazione: «Lei non si ricorda come ha tentato di togliersi la vita. Magari anche in un'altra occasione può essere successo qualcosa di simile», alludendo a un possibile raptus omicida nei confronti di Yara. Ma il 55enne ha negato: «Non paragoniamo le due cose».
«Vorrei sapere anche io come ci è finito il mio Dna lì»
Punti chiave dell'intervista sono l'arresto, il Dna e il suo alibi il giorno dell'omicidio. Sul primo punto, la conduttrice ha chiesto a Bossetti il motivo per cui, solo lui, si sarebbe fatto prendere dal panico. «Vorrei vedere voi, circondato da 30-40 persone che ti intimano a stare in silenzio senza che ti venga data una spiegazione», ha replicato. Sul giorno dell'omicidio, l'uomo ammette di non ricordare cosa aveva fatto perché «per me era stata una giornata normalissima»: dal commercialista, dal fratello, dal parrucchiere.
E poi si è parlato del Dna, l'elemento centrale. Francesca Fagnani fa presente a Bossetti come il suo Dna sia emerso più volte sui leggings e sugli slip di Yara. «Come ci è finito?», ha domandato all'uomo, la cui risposta è stata: «Vorrei saperlo anche io». Il 55enne ha sottolineato più volte l'anomalia legata alla presenza del Dna nucleare, che dovrebbe disperdersi in poche settimane ed è l'unico a identificare una persona, ma all'assenza di quello mitocondriale, che invece non si può disperdere. Una situazione che ha sollevato dubbi nella difesa sull'attendibilità della prova.
Bossetti ha parlato anche del padre di Yara, Fulvio Gambirasio, che si sarebbe presentato in cantiere a Palazzago, dove il 55enne lavorava, poco dopo la scomparsa della tredicenne. «Cosa c'è di strano?», ha incalzato la Fagnani, a cui l'uomo ha replicato: «Ma sta scherzando? Se mia figlia fosse scomparsa sarei andato in capo al mondo, non sarei tornato a casa fin quando non l'avrei trovata, non riuscirei ad andare a lavorare». Nonostante la condanna, Bossetti ha infine spiegato di ricevere tante e-mail e lettere di persone convinte della sua innocenza.
«Lei come riesce a resistere?», ha chiesto la giornalista. Domanda a cui Bossetti ha risposto: «La rabbia è tramutata in forza e la forza viene alimentata dai miei familiari, che non mi hanno mai abbandonato. Si impazzisce, ma non bisogna farsi prendere dal contesto».
È possibile rivedere l'episodio di Belve Crime in streaming su Rai Play, a questo link.
Sempre bello abbronzato il Bossy, anche in gattabuia.
Questo è più colpevole di Giuda, è una vergogna dargli visibilità.