Una vita stravolta

«Meglio se quel giorno fossi morto»: operaio schiacciato da un bancale ora è invalido e senza lavoro

Il 5 gennaio, Fabio Ferrara fu vittima di un brutto incidente sul lavoro. A PrimaLaMartesana spiega il suo presente: «Ricevo solo 800 euro dall'Inail»

«Meglio se quel giorno fossi morto»: operaio schiacciato da un bancale ora è invalido e senza lavoro
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Sono passati più di dieci mesi dal 5 gennaio, giorno in cui Fabio Ferrara, operaio 43enne di Trezzo sull'Adda (Comune milanese al confine con la Bergamasca), rimase schiacciato sotto un bancale da oltre una tonnellata nello stabilimento della Brivaplast, azienda di Ornago specializzata nel confezionamento di prodotti cosmetici.

Un drammatico incidente al quale, fortunatamente, Ferrara è sopravvissuto, ma che ha cambiato completamente in peggio la sua vita, come ha raccontato ai colleghi di PrimaLaMartesana. «Sono un miracolato - dice oggi il 43enne -, ma per la mia famiglia sarebbe stato meglio se fossi morto quel giorno».

Il ricordo dell'incidente

Fabio Ferrara oggi

«Lavoravo lì soltanto da poche settimane - ha detto ai colleghi -, avevo iniziato il 13 dicembre 2021 con un contratto di somministrazione del lavoro. Quella mattina mi fu chiesto di andare nel magazzino per prelevare un bancale. Stavo camminando tra quelli che erano già stati depositati alla rinfusa, cercando quello giusto, quando uno di questi mi è caduto addosso, spingendomi in avanti e buttandomi a terra».

«Un collega ha preso il muletto meccanico, ha sollevato il carico e i soccorritori del 118 hanno fatto il resto, elitrasportandomi all’ospedale San Gerardo di Monza. Le mie condizioni erano critiche, i medici dissero a mia moglie che c’era la seria possibilità che io non superassi la notte. Sono stato in coma tre giorni».

«Invalido al 55%, vivo con 800 euro al mese»

Oggi Ferrara sta bene. Ma nulla, per lui, sarà più come prima: «Mi è stata accertata un'invalidità al 55 per cento, ho un glaucoma, due vertebre cementificate e un perno di metallo nella gamba. Sono stato in ospedale un mese e poi ho iniziato con la fisioterapia. Fossi morto lì, ai miei familiari sarebbe spettato un risarcimento milionario. L’azienda, che poi ho querelato, non mi ha rinnovato il contratto e al termine mi ha lasciato a casa».

Il 43enne, oggi, vive «con circa 800 euro dall’Inail, che però ha anche effettuato un accertamento perché, secondo loro, la mia malattia sarebbe dovuta durare soltanto il 5 gennaio, quando sono passato per il pronto soccorso. Ho dovuto provare che da allora la mia vita è cambiata. Ho 43 anni, sono stato inserito nell'elenco delle categorie protette, posso ancora lavorare, ma nessuno mi assume». Un appello disperato quello di Ferrara, che speriamo qualcuno possa ascoltare. Di sfortuna ne ha già avuta abbastanza.

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