Reportage

Viaggio a Monterosso, il quartiere delle saracinesche abbassate

Nella popolosa zona di Bergamo, niente supermercato, nessuna banca, edicola chiusa e pochi negozi. La difficile convivenza con gli immigrati

Viaggio a Monterosso, il quartiere delle saracinesche abbassate
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di Wainer Preda

È il quartiere delle serrande abbassate. Sarà per i locali vuoti e abbandonati, sarà per le saracinesche imbrattate da sporco e graffiti, sarà per il cielo grigio carico di pioggia e umidità, ma regna un silenzio inquietante stamattina sotto i portici di Monterosso.

Sono le undici, l’ora in cui i quartieri di Bergamo, di solito, vivono di più. Nord della città. In giro poca gente, soprattutto anziani. Vanno a fare la spesa dal panettiere. Entrano uno alla volta, rispettando la coda. Un capannello si riunisce al bar dell’angolo. Un altro chiacchiera ai tavolini di un locale. Un uomo di colore porta a spasso il rottweiler, minaccioso quanto il collare a spuntoni che lo accompagna. Due ragazzi cingalesi lo guardano timorosi e tirano dritto in bicicletta. Il fruttivendolo è impegnato con i clienti. L’autobus con la scritta «6» passa a cadenza quasi ipnotica. Spunta da via Tremana e poi taglia il quartiere, come una freccia arancione sullo sfondo verde. Sì, perché di verde in questa zona ce n’è molto. Fra le costruzioni. Nei giardini. E dietro, sulla Maresana. Da lassù soffia un venticello lieve che «d’estate - confida una residente - è un gran bel sentire».

Un bel posto in cui vivere. Ma...

Sarebbe anche un bel posto in cui vivere, Monterosso. Solo che col tempo pare diventato una sorta di quartiere dormitorio. La mattina desolato. Spazi ampi e poche persone. La scuola Papa Giovanni, grande complesso circondato da un giardino, silenziosa, i bambini ancora lontani. Ne vedi pochi, per lo più stranieri, anche nella grande piazza centrale, dove ciondolano tre ragazzotte dall’aspetto nordico che parlottano, alla ricerca dell’ostello. Il Don Bosco accanto alla scalinata dell’oratorio è solitario. Col cielo grigio, la grande e moderna chiesa di San Gregorio Barbarigo, terminata nel 1975, sembra una cattedrale fantasma, da film di fantascienza.

Murales a Monterosso

E dire che siamo in uno dei quartieri più popolati di Bergamo. 4.500 anime, divise fra la roboante vicinanza della città e gli angoli di pace della collina. Sono venute ad abitare qui, a partire dal 1964. Il quartiere ebbe un progetto generale degli architetti Gino Pollini e Luigi Figini, commissionato dal Ministero dei Lavori pubblici. Diversi architetti bergamaschi ebbero poi l’incarico di progettare interventi particolari, come le scuole e la chiesa. Doveva essere un quartiere modello, per strutture e servizi. Belle palazzine. Stanze ariose. Prezzi per tutte le tasche. Democrazia immobiliare. E anche un bel giro d’affari, a dire il vero.

Poi, negli Anni Settanta, l’esperimento urbanistico si è arenato e sul quartiere è calata la nomea di malfamato. Spaccio, piccola delinquenza: i mali delle città di ogni epoca. Finché, negli Anni Novanta, non è arrivato il rilancio. Nuove abitazioni, nuovi residenti. Piccola e media borghesia, come si diceva allora. Ci venne ad abitare persino il questore, dice la leggenda. Parchi, attività sociali. Tante variazioni che finirono per dar vita a un quartiere a due facce (...)

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