Dati Istat

Mortalità, nel 2022 la Bergamasca ha registrato un incremento da record

La preoccupazione del sindacato Spi-Cgil: «Il tasso costituisce una sorpresa, in modo particolare nella nostra provincia». Nessuno in Lombardia peggio di noi

Mortalità, nel 2022 la Bergamasca ha registrato un incremento da record
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Dopo l’esplosione del numero dei decessi nel 2020 e dopo un prevedibile sostanziale riallineamento ai valori pre-Covid nel 2021, il 2022 ha registrato un nuovo sensibile incremento del dato di mortalità in Bergamasca.

Una «sorpresa», così l'ha definita Augusta Passera (segretaria generale del sindacato pensionati Spi-Cgil di Bergamo), in modo particolare nella nostra provincia. I dati Istat, aggiornati al 7 marzo 2023, parlano chiaro: nel 2021, in Bergamasca, i decessi registrati ammontavano a 10.395; nel 2022, il numero è cresciuto a 11.641.

«La nostra sorpresa - prosegue Passera - è motivata da due ragioni: in primo luogo ritenevamo che l'effetto riduzione dovuto al numero elevatissimo di morti del 2929 continuasse nel 2022. Inoltre, nel corso del 2021 si sono verificare ulteriori ondate di diffusione del contagio da Covid. Il dato assume ancora più rilevanza se guardiamo i dati relativi alla nostra provincia. Bergamo, infatti, ha il primato dell'incremento di mortalità (rispetto alla media 2015-2019, pari a 10.195) non soltanto rispetto alla media regionale, ma anche nel confronto con tutte le altre province lombarde, Milano compresa».

Ma quali sono le cause di questo incremento? «Non è compito nostro fornire una spiegazione - prosegue la segretaria - ma riteniamo utile segnalarlo ai decisori politici. Lo facciamo sulla base di alcune considerazioni. In primo luogo, dopo aver fronteggiato e contenuto con campagne vaccinali, ricerca e prevenzione gli effetti della pandemia, non possiamo proprio adesso abbassare la guardia. Le ambiguità del governo sono, secondo noi, correlate con il vistoso rallentamento delle adesioni alla quarta e quinta dose, anche nelle persone fragili e quindi più esposte agli effetti del Covid».

«In secondo luogo - aggiunge - temiamo che i vistosi ritardi, le infinite liste d'attesa, il naufragare di una politica sanitaria territoriale e l'abbandono delle politiche di prevenzione potrebbero essere concause di questo rigurgito del livello di mortalità. Alla Scienza lasciamo il compito di ragionare e spiegare, per quanto possibile, motivazioni di tali dati. Alla Politica chiediamo di trovare soluzioni, ripristinare una sanità territoriale, di prevenzione e di prossimità utile a prendersi cura dei cittadini».

Nonostante l'incremento dello scorso anno, un segnale incoraggiante c'è: con gli ultimi dati Istat datati 17 marzo, relativi ai primi due mesi dell'anno, la tenenza all'innalzamento di mortalità sembra subire una positiva inversione di rotta. Ma «bisognerà aspettare qualche tempo ancora per capire se il trend diventerà strutturale».

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