Uno spettacolo avvilente

Nelle rogge della città si butta di tutto e la poca acqua mette in mostra l'inciviltà di tanti

Arcipelaghi di melma e rifiuti, dalle mascherine alle bottiglie e perfino una scarpa da tennis. La manutenzione spetta al Consorzio di Bonifica

Nelle rogge della città si butta di tutto e la poca acqua mette in mostra l'inciviltà di tanti
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di Wainer Preda

Un airone passeggia guardingo lungo lo striminzito corso d’acqua. Allunga la zampa e si guarda intorno con attenzione, quasi non volesse sporcare le candide piume. Sembra perplesso. E chi non lo sarebbe viste le condizioni in cui versa la roggia in cui ha avuto la sventura di camminare. Sembra la fogna di Calcutta. Eppure non siamo nella lontana India, ma a cento metri dal centro della città che il prossimo anno sarà capitale della cultura. Anche paesaggistica, si presume.

Solo che allo stato attuale le rogge di Bergamo vivono un degrado sconcertante. Prendete la roggia del Serio, che entra in città attraverso il quartiere Finardi e Borgo Santa Caterina. È uno spettacolo ripugnante. Un fetore tremendo di alghe emerge dal fondale. Dall’acqua spuntano arcipelaghi di melma e rifiuti. Liquidi stagnanti e imputriditi si mescolano a mascherine gettate, guanti di gomma, bacchette di ferro e di plastica. Mozziconi di sigaretta, persino sigari. I piccioni prendono coraggio e fanno festa. Se ne infischiano del cartello con l’ordinanza comunale 10 del 2009. Quella che vieta di dar loro da mangiare. Il cibo se lo procurano da soli. Saltellando a gruppi sui cumuli maleodoranti che emergono dall’acqua. Anche sfidando i topi, se necessario.

«Il problema a monte - dice Nicola Cremaschi di Legambiente - è che la mancanza di piogge e la carenza d’acqua si sta facendo sentire in maniera drammatica. Ma c’è un’altra questione ancor più antica da considerare: i corsi d’acqua e le rogge, di cui la nostra città è ricchissima, sono stati quasi tutti interrati. Sono pochissimi i tratti d’acqua visibili. E già questo è singolare». È il frutto di un approccio urbanistico arcaico. Del secolo scorso. Quello secondo cui le acque, intorbidite dall’inquinamento, andavano “nascoste” alla vista il più possibile. Erano le “acque nere” da coprire a tutti i costi, anche con colate di cemento. A quel poco che restava ha pensato l’urbanizzazione della città, che ha preferito l’asfalto allo sviluppo naturale dei corsi d’acqua. Si spiega così, per esempio, la trasformazione dell’allora ponte di Borgo Santa Caterina, che passava sopra la roggia, in un’unica spianata di catrame che ha preso il nome di piazzale Oberdan e oscurato completamente il corso d’acqua sottostante.

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Ma basta dare un’occhiata alla mappa della rete idrica disponibile sul sito del Comune, per rendersi conto di quale reticolo di rogge e torrenti ci sia sotto i nostri piedi. Ci sono due torrenti principali, Morla e Tremana che si uniscono in uno solo all’altezza dello stadio. E dal nord della città arrivano fino a sud, passando sotto la stazione ferroviaria. C’è poi la roggia del Serio. Risale addirittura al 1193, epoca in cui nascevano i Comuni, per intenderci. Entra in città da nordest. Costeggia il quartiere Finardi, attraversa Borgo Santa Caterina. Poi passa sotto le vie Frizzoni, Camozzi e Tiraboschi, fino al Triangolo e poi all’ospedale Papa Giovanni. La roggia Nuova invece deriva da quella del Serio che abbandona sempre all’altezza del Borgo d’oro. Il suo andamento è piuttosto tortuoso. Scorre in città per circa sei chilometri. Si mantiene a nord di Borgo Santa Caterina, oltrepassa il Tremana in via Celestini, passa sotto il Morla in viale Giulio Cesare. Poi attraversa via Sauro, via San Tomaso, il Parco Suardi e corre parallela alle vie San Giovanni e Verdi fino alle vie Masone e Locatelli. Infine attraversa via Camozzi e percorre via Taramelli, i giardini di Piazzale Alpini, passa sotto le stazioni delle autolinee e ferroviaria e giunge in via Zanica fino al ponte Testa da dove, scoperta, prosegue verso sud.

Poi abbiamo la roggia Morlana. Costruita sempre nel 1300, entra in città da Gorle, passa lungo Borgo Palazzo, supera piazza Sant’Anna. Poi svolta a sud, fino a raggiungere Grumello al Piano. E poi abbiamo la roggia Curna, che nel passato recente ha provocato allagamenti a Longuelo, la roggia Colleonesca e una miriade di rioli che attraversano Bergamo un po’ ovunque. Osservando il Sistema Informativo geografico Intergrato salta subito all’occhio che la nostra, anche se non lo sappiamo, è una città che non avrebbe nulla da invidiare a quelle più celebri del Nord Europa, zeppe di canali che le rendono vivibili e attraenti. E invece no. Noi i corsi d’acqua li seppelliamo. Prima col cemento. Ora, coi rifiuti.

Ebbene, abbiamo percorso diversi chilometri lungo la principali rogge. Ovunque lo stesso scenario. Una quantità incredibile di sacchetti di plastica che avvolgono rami e raccolgono sterpaglie, scatolette, lamiere, bottiglie, lattine, bulloni, piastrelle e nefandezze di ogni genere. «La manutenzione delle rogge spetta al Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca - spiega ancora Cremaschi -. (...)

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