Ma l'emergenza continua

Non ci sono più donazioni, l'associazione Zlaghoda sospende la raccolta di beni per l'Ucraina

Fino almeno al 24 agosto, il centro negli ex Magazzini Generali di via Rovelli sospende la sua attività: non c'è merce da spedire

Non ci sono più donazioni, l'associazione Zlaghoda sospende la raccolta di beni per l'Ucraina
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Sono passati pochi mesi, eppure, tra crisi di Governo e ferie, i bergamaschi sembrano aver allontanato dai propri pensieri la guerra, che in Ucraina continua. Dopo le prime settimane di fermento e di solidarietà, di scatoloni impilati, cibo, medicinali e rifornimenti per bambini, il flusso di materiale da spedire a Kiev e dintorni si è fermato.

Anche l’associazione Zlaghoda, che gestisce la raccolta nella nostra provincia, ha deciso di fermarsi. Fino al 24 agosto almeno, il centro negli ex Magazzini Generali di via Rovelli non sarà operativo. Dopo uno stop forzato a causa dell’aumento del prezzo di carburante, ora il problema è che il materiale portato è solo l’uno per cento di quello che veniva donato all’inizio.

L'aiuto dei bergamaschi è stato preziosissimo: da inizio emergenza, sono più di cento tra camion e furgoni a essere partiti carichi, spesso straripanti, alla volta dell’Ucraina, ma adesso è tanto se si riesce a caricare un camion al mese.

Dall’invasione russa, in provincia di Bergamo sono arrivati 4.355 profughi, il dieci per cento del totale lombardo. Di loro, 2.063 sono minorenni, 4 sono disabili fisici e 5 disabili psichici. In 2.360 sono stati sottoposti a tampone e 19 sono risultati positivi al Covid. Sul totale, 330 sono in carico alla Caritas, che li ha distribuiti in settanta parrocchie. Ma il venti per cento dei profughi ospitati è già ritornato nelle proprie città d'origine, nelle quali nel frattempo non ci sono più combattimenti, mentre un altro trenta per cento ha fatto sapere di essere intenzionato a rimanere in Italia anche al termine del conflitto.

Il Corriere Bergamo ha scritto che ieri (10 agosto), nel capannone di via Rovelli, c'erano solo un ucraino appena arrivato e Roberto Brembilla, pensionato di Stezzano che ha iniziato a collaborare con Zlaghoda in aprile. Le persone che portano indumenti, cibo, materiale medico sono poche e arrivano alla spicciolata. Nel magazzino ora restano solo vestiti invernali, risalenti ancora ai mesi di maggio e giugno, quando la gente li ha portati probabilmente dopo il cambio armadi. Verranno spediti più in là. A questi, sia aggiungono oggetti "strani", come una distesa di letti da ospedale donati da una clinica. La sensazione generale è di abbandono e la speranza è che, con il rientro dalle ferie, ricominci anche il flusso, perché l’emergenza continua.

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