«Non sono i Comuni ad aumentare le licenze, ma le Regioni»: Gori spiega perché mancano i taxi

La questione nazionale della mancanza di taxi, sempre latente, ma che riemerge con forza ogni anno d'estate, quando aumenta il flusso di turisti, tocca anche Bergamo. E in modo drammatico. Nel dibattito entra anche il sindaco Gori, che alla denuncia comparsa ieri sul profilo Twitter del deputato Luigi Marattin aggiunge una puntualizzazione: «Non sono i Comuni ad aumentare le licenze, ma le Regioni».

Il Comune chiede, Regione non risponde

Marattin ha infatti scritto che «l'offerta però è rimasta scarsa, sia per colpa dei Comuni (che non aumentano le licenze) che dello Stato (che non approva una riforma complessiva del sistema, in grado ad esempio di integrare appieno le nuove tecnologie)». Il primo cittadino ha voluto chiarire che la questione è invece regionale e ha aggiunto: «A Bergamo ci sono solo 40 taxi (licenze): del tutto insufficienti. Da mesi, a più riprese, chiediamo a Regione Lombardia di rilasciarne altre 40: zero risposte». Poche parole, ma taglienti, su una questione non semplice da capire. Il Comune infatti può rilasciare nuove licenze, solo previa approvazione della Regione, perché è quest'ultima a stabilirne il numero. Se la Regione non le aumenta, il comune ha le mani legate.

Tanti i nodi

«Il servizio non è all’altezza», aveva ammesso Massimo Cocchiara, presidente del Consorzio artigiani tassisti bergamaschi in un'intervista rilasciata alla nostra testata lo scorso novembre.  A quello delle licenze, come da  segnalazioni e lamentele degli utenti, a Bergamo si aggiungono ulteriori nodi. In particolare, quello dello scalo di Orio, che con i suoi tanti voli, la crescita esponenziale di flussi, nonché l'assenza di un collegamento pubblico agile, va a saturare il servizio, senza contare il traffico del centro cittadino, che blocca molti mezzi e tiene occupati i pochi taxi più del dovuto.