Vuoti e cambiamenti

Passeggiata lungo la Corsarola, alla scoperta dei tanti negozi chiusi di Città Alta

Al posto delle botteghe, aumentano i punti della ristorazione: si amplia il Donizetti, mentre la Marianna sostituisce Città di Babilonia

Passeggiata lungo la Corsarola, alla scoperta dei tanti negozi chiusi di Città Alta
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di Paolo Aresi

Come sta Città Alta? La notizia della chiusura di un negozio storico come Città di Babilonia ha colpito i suoi abitanti e un po’ tutta Bergamo. Città di Babilonia da decenni era un punto di riferimento per la moda femminile a Bergamo, era un negozio soprattutto per gli abitanti e i cittadini bergamaschi; lavorava anche con i turisti, certo, ma non era questo il suo pubblico principale. Negli anni, Città di Babilonia (che mantiene il suo negozio di via Sant’Orsola) si era affermato come negozio indipendente apprezzato sia per il buon gusto delle proposte che per la politica dei prezzi, mai troppo elevati.

Città di Babilonia chiude, al suo posto un altro nome importante per Bergamo Alta, e non solo: La Marianna, nome che è garanzia di tradizione e di serietà. Ma siamo di nuovo nel campo della caffetteria, della gelateria... della ristorazione, insomma un servizio che in Città Alta certo non manca. Come non mancano i negozi di abbigliamento che in molti casi, a differenza della bottega che ha chiuso, strizzano l’occhio più ai turisti che ai residenti orobici. Se la “normalità” di Città Alta è un valore (anche turistico), la perdita dei negozi essenziali per la vita di una comunità è una sconfitta.

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E allora percorriamola questa Corsarola, partendo dalla funicolare che conduce in Bergamo bassa. La via si apre con un negozio di scarpe, che potremmo dire necessario in una comunità, quindi “essenziale”. Di fronte c’è il panificio Nessi, che pure sarebbe un negozio essenziale, se non fosse che il numero di panifici sulla Corsarola sarebbe sufficiente non per duemila, ma per ventimila abitanti; il grosso del lavoro è dato dal turismo e l’offerta dei prodotti segue quest’onda. A metà anni Novanta, l’architetto Sandro Angelini, intellettuale di valore nonché storico abitante della Bergamo nobile, paventava il pericolo di “pizzettopoli”; allora il dito non era puntato contro il turismo, ma contro l’università che, secondo Angelini, non aveva portato in Città Alta la sete di cultura, ma la fame di pasticcini e focacce dei virgulti cittadini.

Tuttavia il futuro ha preso un’altra direzione: tanti studenti sono scesi nella città al piano, a Orio al Serio è sbarcata Ryanair. Sulla Corsarola, al posto degli studenti abbiamo visto arrivare i turisti, prima timidamente, poi in modo sempre più massiccio. Al punto che Città Alta ha rischiato di trasformarsi non solo in un grande bazar di pizzette, abitini, gelati e ninnoli vari, ma pure in un grande albergo diffuso, con l’esplosione dei bed&breakfast e delle case vacanza.

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