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Per le terze dosi è indicato anche Moderna, Remuzzi: «Entrambi i vaccini ben tollerati»

Il direttore dell’Istituto Mario Negri: «L'unica ragione per non essere vaccinati è un'allergia grave confermata al glicole polietilenico»

Per le terze dosi è indicato anche Moderna, Remuzzi: «Entrambi i vaccini ben tollerati»
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Verosimilmente nelle prossime settimane le somministrazioni del vaccino Spikevax di Moderna come dose booster aumenteranno, a scapito di quelle del vaccino Pfizer, vista la riduzione degli approvvigionamenti di questa seconda tipologia di preparato.

Dagli esperti arrivano però rassicurazioni: «Ema e Aifa hanno approvato i vaccini a m-RNA (ossia Comirnaty di Pfizer/BioNTech e Spikevax di Moderna) per la terza dose di richiamo anti-Covid – spiega il dottor Arrigo Paciello, del servizio farmaceutico territoriale dell’Ats di Bergamo -. La dose booster potrà essere somministrata a cinque mesi dal completamento del primo ciclo di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino utilizzato nel ciclo primario».

Un’autorevole conferma arriva anche dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto “Mario Negri”: «Entrambi i vaccini sono ben tollerati e l'unica ragione per non essere vaccinati è un'allergia grave confermata al glicole polietilenico, detto PEG. Nei vaccini Pfizer e Moderna, questo è presente sulla superficie esterna delle nanoparticelle che contengono l'm-RNA della proteina spike. In virtù delle sue proprietà fisiche, il PEG impedisce l'agglomerazione delle nanoparticelle, rendendole più assorbibili dalle cellule e migliorandone quindi l'efficacia. Il PEG è generalmente considerato a bassa tossicità e biologicamente inerte, per questa ragione viene comunemente usato da anni come eccipiente in molti farmaci, cosmetici ed alimenti».

Il vaccino Spikevax avrebbe come ulteriore vantaggio quello di essere efficace per più tempo dopo la vaccinazione. «Uno dei maggiori vantaggi del vaccino Moderna – specifica il professor Remuzzi - rispetto agli altri approvati è rappresentato dal fatto che l'efficacia contro il virus è maggiore e dura considerevolmente di più nei mesi che seguono la vaccinazione rispetto a chi ha ricevuto Pfizer o Johnson&Johnson. In altre parole, chi si è vaccinato con Moderna può ritardare di qualche mese la terza dose. Questi dati portano a pensare che chi avesse avuto due dosi di Pfizer e avrà Moderna come terza, è verosimile che possa avere un tempo più lungo di copertura vaccinale rispetto a chi avrà Pfizer come dose booster».

Il profilo di sicurezza ed efficacia dei due vaccini è sovrapponibile. «In particolare – prosegue il dottor Paciello – per Pfizer gli studi hanno mostrato che il numero di casi sintomatici di Covid si è ridotto del 95% nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino (8 casi su 18.198 avevano sintomi) rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo (162 casi con sintomi su 18.325). Analogamente per Moderna: nel gruppo che ha ricevuto il vaccino sono stati registrati 11 casi di malattia, contro 185 nel gruppo che ha avuto il placebo; il vaccino ha dimostrato un’efficacia del 94,1% nel prevenire l'infezione con sintomi».

Per quanto riguarda la sicurezza dei due vaccini, l’analisi delle segnalazioni di reazioni avverse osservate dal 27 dicembre dell’anno scorso al 26 settembre, ossia il nono rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-Aifa, evidenzia che il tasso di segnalazioni ogni 100 mila dosi somministrate è leggermente superiore per Pfizer rispetto a Moderna.

Per entrambi i vaccini gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari e articolari, reazioni locali o dolore dove è avvenuta l’iniezione, brividi e nausea. L’Ema ha anche valutato i dati aggiornati sul rischio noto di miocardite e pericardite in seguito alla vaccinazione con Pfizer e Moderna, stabilendo che il rischio per entrambi questi eventi è complessivamente molto raro.

«I benefici di entrambi i vaccini autorizzati per la terza dose – conclude Arrigo Paciello - superano i rischi, considerato il rischio di malattia e le complicazioni correlate, poiché le prove scientifiche dimostrano che essi riducono i decessi e i ricoveri ospedalieri dovuti al Covid».

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