Piazza Vecchia verde? «Instagrammabile», ma sembra un mercato delle piante
L’allestimento de I Maestri del Paesaggio, a firma della francese Catherine Mosbach, nel complesso, piace. Ma dice poco del tema scelto
di Clara Scarpellini
Come può contribuire un paesaggista al superamento della crisi sociale e ambientale che oggi ci affligge? È questa la domanda che incarna il tema centrale per la quattordicesima edizione de “Landscape Festival - I Maestri del Paesaggio”, scelto dalla Commissione scientifica internazionale.
Il programma di quest’anno, che durerà fino al 22 settembre, è stato intitolato “Facing the crisis”, ovvero “affrontare la crisi”, e ha preso la forma - come ogni anno - di una grande green square (piazza verde) nel cuore di Città Alta, in Piazza Vecchia. Firmata dalla celebre paesaggista francese Catherine Mosbach, l’allestimento è composto da cinquantadue alberi e oltre tremila piante erbacee e perenni posizionate tra le fenditure del pavimento della piazza. Il tutto è arricchito da arredi e sedute bianche, lo stesso colore che poi ricopre anche i vasi di alcuni arbusti.
Nota di merito: la valorizzazione della centralissima fontana del Contarini, che nella precedente edizione non aveva invece ricevuto giustizia (eufemismo).
Mosbach ha paragonato la geometria a losanghe di Piazza Vecchia al terreno arso dalla siccità, per rilanciare un messaggio ottimistico: quello di un pavimento minerale, apparentemente sterile, caratterizzato da preziose fenditure nelle quali riescono a ripararsi i semi di una nuova vita. Un messaggio positivo.
Ma, come è solito accadere, il progetto de “I Maestri del Paesaggio” divide l’opinione pubblica. In generale, va detto che questa volta il risultato finale è piacevole allo sguardo, e su questo concordano un po’ tutti, bergamaschi e non. Ma per un festival che ogni anno si autoproclama portavoce delle tematiche ambientali, quali la valorizzazione della cultura del paesaggio naturale e antropizzato, o ancora la promozione di uno sviluppo sostenibile, può essere considerato un successo ricevere apprezzamenti meramente estetici, piuttosto che per la buona comunicazione del concetto su cui si fonda l’allestimento?
Fuori tema
Dalle dichiarazioni raccolte in questi giorni, è nella fascia più giovane di visitatori che emerge una curiosa contraddizione a proposito della buona riuscita di Piazza Vecchia verde.
Da un lato, coppie di fidanzati e diversi giovanissimi si fermano nella green square per scattare foto perché, come dicono Andrea e Ilaria (entrambi diciassettenni), «è molto instagrammabile».
Dall’altro, alcuni ragazzi, come Marco Scarpelli, studente dell’Università di Bergamo, non credono che il messaggio pensato dall’artista e dagli organizzatori del festival arrivi all’osservatore: «Non vedo niente di nuovo, il solito tentativo di diffusione di ottimismo che si basa, però, sul catastrofismo ambientale. È proprio l’ottimismo che si perde nel concept che hanno proposto (...)
Piazza Vecchia non va oscurata. Il simbolo della città è bello già di suo. Questa espressione che tutti gli anni viene riproposta non la trovo adeguata per il simbolo della città.
Intanto che noi siamo allagati, con danni ingenti a immobili, mobvli e veicoli, più il lavoro, e questi pensano e fanno queste schifezze? Usino i soldi per i cittadini, invece di usarli per imbruttire ulteriormente la città. Li usino per pulire boschi, fiumi, fossi e torrenti, invece di fare passerelle. A Bergamo da 10 anni solo demagogia e apparenza, ninete di reale. Ai cittadini veri solo danni.
Iniziativa che da anni imbruttisce per qualche giorno piazza Vecchia. Dovrebbe essere riproposta in zone di per sé brutte che al contrario verrebbero temporaneamente valorizzate.