Pronto soccorso a pagamento all'ospedale di Zingonia, quei presìdi davanti al nulla
Il Gruppo San Donato:«Il servizio sperimentale è stato chiuso l'estate scorsa» ma i sindacati e le opposizioni continuano a protestare
di Andrea Rossetti
È stato definito “Pronto Soccorso a pagamento”. Una dicitura diversa da quella scelta dal Gruppo San Donato per definire il servizio che l’estate scorsa aveva attivato in alcuni suoi ospedali, ma che ben descriveva la sua funzione.
Si trattava, per usare le parole del Gruppo, di un «ambulatorio ad accesso diretto» e che era stato avviato anche in Bergamasca, al Policlinico San Marco di Zingonia. In sostanza, il servizio puntava a intercettare i bisogni di chi, in assenza di guardie mediche o con code troppo lunghe in Pronto Soccorso per codici a bassa urgenza (bianchi o verdi), decideva di velocizzare il tutto. Pagando. Il costo a visita previsto era di 149 euro.
Il Gruppo San Donato spiegò come fosse un «progetto sperimentale», che ha però sollevato molte polemiche. Sin da subito, infatti, gruppi di cittadini ma soprattutto forze politiche di opposizione in Lombardia, hanno organizzato presidi contro «la privatizzazione della sanità».
Il settembre scorso, il coordinatore regionale dei Cinque Stelle, Dario Violi, spiegò: «Si tratta dell’ennesimo simbolo di una svolta verso la privatizzazione. Ci teniamo a precisare che non è una presa di posizione verso il Policlinico, ma verso il decisore pubblico che, di fronte a queste proposte del privato, dovrebbe pronunciarsi, e invece non dice niente facendo orecchie da mercante». A farne le spese, secondo l’ex consigliere regionale pentastellato e tutti gli altri contrari, è chi servizi di questo tipo non se li può permettere.
Il 9 febbraio scorso si è tenuto l’ultimo - in ordine cronologico - di questi presidi. A organizzarlo, davanti all’ingresso del Policlinico San Marco, è stata una delegazione del Pd regionale accolta sul territorio dal segretario provinciale dem Gabriele Giudici e composta dai consiglieri bergamaschi Jacopo Scandella e Davide Casati e da Paola Bocci, Roberta Vallacchi, dal capogruppo dem nella Commissione sanità Carlo Borghetti e dal capogruppo del Pd regionale, Pierfrancesco Majorino.
«Siamo qui per portare avanti un’idea di sanità che guardi alla cartella clinica delle persone e non all’ampiezza del portafogli», ha detto Giudici. Gli ha fatto eco Scandella: «Curarsi non deve dipendere dalla capacità reddituale». E Casati: «Ci stiamo abituando ad andare avanti così, tiriamo fuori cento euro e in qualche modo ci si cura».
Ancora proteste ma il servizio non c'é più
Tutto legittimo, se non fosse per un piccolo particolare: il cosiddetto “Pronto Soccorso a pagamento” non c’è più. A Zingonia così come negli altri ospedali in cui era stato attivato. In una nota stampa, infatti, il Gruppo San Donato ha precisato «che non è mai stato attivato alcun Pronto Soccorso privato. Il servizio, chiamato “ambulatorio ad accesso diretto”, aperto sperimentalmente la scorsa estate, è stato chiuso».
Da ottobre, per la precisione. Ulteriori spiegazioni non sono state fornite. Non si sa, dunque, se il servizio è stato “spento” perché poco utilizzato o in conseguenza delle polemiche sollevate.
Fatto sta che questi presidi risultano essere dunque del tutto inutili e l’impressione è che chi li ha organizzati non fosse nemmeno a conoscenza della chiusura del servizio. Lo dimostra il fatto che il 20 gennaio scorso, durante un altro presidio organizzato da Movimento 5 Stelle e Cgil proprio a Zingonia, i manifestanti chiedevano espressamente «la chiusura immediata del Pronto Soccorso a pagamento». Che però era già avvenuta da almeno un paio di mesi.
Fabrizio vergogno razzista che se la prende con gli immigrati, ma la regione è governata da 30 anni dalle stesse persone
Nel paese dei balocchi e del bengodi dove tutto è possibile
Fanno bene, anzi benissimo a farsi pagare. Non fraintendere. Almeno tutte quelle famiglie di immigrati parassiti, smetteranno di portare i loro lontani parenti a farsi visitare e poi curare a nostre spese. Si trovano già tutto pronto, pagato da noi, dai nostri nonni e genitori. Tutto A GRATIS PER LORO! Ma non avete gli occhi per vedere? I PS sono pieni di loro! Che stanno molto meglio di noi, poveri fessi di italioti.
....adesso si quoteranno pure in borsa...
Ma che discorsi sono ? Si protesta per una sanità pubblica, accessibile a chiunque e in tempi ragionevoli come vuole la costituzione. Non è che se chiude il "pronto soccorso a pagamento" allora va tutto bene: la sanità sta andando a rotoli, e noi con lei ! È giusto protestare, che sia a Zingonia o ovunque !