Scintille

Protesta filopalestinese, i manifestanti criticano l'Università di Bergamo e il rettore

Ieri (20 maggio) i protagonisti della "acampada" in Sant'Agostino hanno ribadito le loro posizioni, polemizzando con il professor Cavalieri

Protesta filopalestinese, i manifestanti criticano l'Università di Bergamo e il rettore
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di Martina Scidà

Si è svolta ieri (20 maggio), alle 17, davanti alla sede del rettorato dell'Università di Bergamo in via Salvecchio in Città Alta, una conferenza stampa organizzata dal collettivo indipendente studentesco UniBg for Palestine, nato a ottobre in seguito allo scoppio del conflitto israelo-palestinese. Alcuni degli studenti presenti hanno partecipato all’incontro avuto a porte chiuse con il rettore Sergio Cavalieri venerdì scorso (17 maggio) e ieri hanno ripercorso i passi fatti nei mesi fino al 13 maggio, giorno dell’inizio della "acampada" nel chiostro della sede di Sant’Agostino.

Per tutta la durata della conferenza, gli studenti hanno sottolineato l’importanza del discorso e del pensiero critico, che in un ambiente giovane e universitario dovrebbe essere libero e invogliato, ma che viene percepito invece come ostacolato. Hanno ribadito che il chiostro di Sant’Agostino sia stato «preso» da loro e non concesso dal rettore, come ha invece affermato quest'ultimo. L'acampada viene poi definita da Cavalieri come «uno sgarbo verso l’istituzione», affermazione che viene rifiutata dagli interlocutori, che ribattono affermando: «Se la nostra istituzione finanzia un genocidio il vero sgarbo lo sta facendo essa stessa nei nostri confronti».

I componenti del collettivo hanno continuato dimostrandosi delusi dall’atteggiamento del rettore di fronte alla loro richiesta di spiegazioni per quanto riguarda l’impedimento del dibattito libero delle tre mozioni che la Consulta studentesca vuole che siano discusse in Senato Accademico: contro il genocidio in corso, per l’interruzione degli accordi con le università israeliane e delle aziende che producono armi.

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La stessa Consulta ha chiesto al rettore di costituire una due diligence, ovvero una commissione investigativa e di approfondimento dati composta da docenti e studenti, che provi a indagare su quanto l’Università di Bergamo si stia rendendo complice di un genocidio. Ma il professor Cavalieri ha deciso di non costituirla e di non scindere gli accordi con le sopracitate università e aziende, oltre che non presentarsi oggi e dialogare pubblicamente con il collettivo.

L’accampamento è stato duro, hanno affermato gli studenti, ma ha permesso di mobilitare i colleghi e i professori che li hanno supportati, rinforzando il legame tra di loro, oltre che dimostrare di quanto sono capaci per battersi per i propri valori e ideali. La conferenza si è conclusa con l’invito a tutti i partecipanti di prendere parte all’evento del 23 maggio intitolato “Sguardi su Gaza”, che si terrà alle 15 in aula 8 nella sede di Sant'Agostino con Cecilia Dalla Negra, giornalista e ricercatrice, Leila Belhadj Mohamed, una giornalista freelaancer che si occupa di geopolitica, Laila Awad e Karem Rohana.

Commenti
Elena

Caro Riccardo, quanto scrive evidenzia una confusione totale tra ebraismo e israele. Einstein era tedesco, di religione ebraica, come io sono italiana, di religione cattolica. Credo sia chiaro. Esprima cosa vuol dire antisemitismo e mi dica perchè questi ragazzi lo sarebbero?

Mariano Giusti

Francesco Giuseppe, ennesima occasione persa di fare bella figura, tacendo.

Riccardo Facchi

Purtroppo questi ragazzi si sono bevuti la propaganda efficacissima di Hamas come un bicchier d'acqua e fanno seguito alle manifiestazioni in altre università per sin troppo evidente emulazione. Si parla di genocidio senza conoscere il significato effettivo della parola. Colpisce poi la mancanza di cultura e prospettiva storica di costoro, in quanto rinunciare alle collaborazioni con Israele significa rinunciare a un confronto con un mondo che ha prodotto geni assoluti nella storia dell'Umanità. Si dimostra di non sapere nulla dell'immenso contributo che gli ebrei hanno saputo dare alla storia della della scienza, della filosofia, della musica e della cultura (che è poi anche la nostra) più in generale prodotta nell'Occidente. Studiare di più e meglio farebbe bene ed eviterebbe di farsi strumentalizzare dai forti rigurgiti antisemiti che sono purtroppo riemersi in Europa.

Francesco Giuseppe

Se fossero stati loro, o dei loro parenti e amici, ad essere uccisi, sgozzati, trucidati e violentati nei Kibbuz o alla festa musicale (1500 circa); se fossero stati loro ad essere rapiti, trascinati in moto o coi pick-up, tenuti prigionieri e ammazzati dai palestinesi (220 circa), li appoggerebbero ancora? Devono anche ricordare che i palestinesi hanno cominciato l'attacco ignobile contro Israele.

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