Protesta in stile "Il racconto dell'ancella" contro il film antiabortista al Capitol
Ieri, venerdì 24 giugno, erano una quarantina davanti al cinema di via Tasso per protestare contro la proiezione di "Unplanned – La storia vera di Abby Johnson"
Una quarantina di persone, alcune con cartelli in mano recanti slogan come «Capitol(o) chiuso» hanno attirato l’attenzione di chi, nella serata di venerdì 24 giugno, stava passeggiando in via Tasso oppure aveva deciso di passare la prima sera del fine settimana al cinema. La mobilitazione, una manifestazione non autorizzata, ma pacifica, era già nell’aria e nasce dalle polemiche e discussioni nate intorno alla scelta di Capitol di proiettare la pellicola Unplanned – La storia vera di Abby Johnson, film inserito in programmazione proprio per il 24 giugno. A schierarsi contro la sua proiezione, tra gli altri, il movimento "Non una di meno Bergamo", che con una lettera era stata tra le prime a mobilitarsi contro il film definito come «forma di disinformazione che fa male alle donne e ai loro diritti»; l’associazione "Bergamo Pride" e il Pacì Paciana.
Negli scorsi giorni, la pellicola ha acceso la miccia delle polemiche a Bergamo, ma oltreoceano, negli Stati Uniti, dove il film, realizzato nel 2019, è stato distribuito nelle sale da uno studio cristiano evangelico, la pellicola fu già occasione di discussione, tanto da essere etichettata come "propaganda politica" da diversi quotidiani e commentatori.
«La sottomissione della donna e i vari mezzi che la politica impiega per asservire il corpo femminile e le sue funzioni riproduttive ai propri scopi, così viene descritto il tema del romanzo di Margaret Atwood. Da oggi è realtà per le donne costrette in ventuno stati (saranno presumibilmente ventisei alla fine dell'anno) a cercare soluzioni clandestine o illegali per mantenere il controllo e l'autodeterminazione sul proprio corpo e sulle proprie scelte». Sono le parole con le quali "Non una di meno" presenta il proprio intervento, accanto a quello di altri gruppi, associazioni e privati cittadini, di ieri al Capitol. Il testo della Atwood al quale fanno riferimento è il romanzo distopico "The Handmaid’s Tale" ("Il racconto dell’ancella" in italiano), la storia su una donna diventata un’ancella di nome Difred (interpretata da Elisabeth Moss nell’adattamento televisivo di Hulu) nella Repubblica di Galaad. Difred esiste per servire il suo comandante e la sua sterile moglie, come schiava e incubatrice per i loro figli. Il “rituale” di concepimento a cui le ancelle vengono settimanalmente sottoposte è un vero e proprio stupro. La Atwood scrive: «Diciamo che le donne "partoriscono". E le madri che hanno scelto di essere madri partoriscono e lo sentono come un dono. Ma se non hanno scelto, la nascita non è un dono che fanno; è un’estorsione da parte loro contro la loro volontà». Nasce da qui la simbologia delle donne vestite di mantello rosso, "le ancelle", presenti anche loro (erano cinque) al Capitol ieri sera.