lanci di pietre e petardi

Protestarono contro il coprifuoco: 13 decreti con pena sospesa e un assolto

I fatti sono del 29 ottobre 2020 quando 150 giovani bloccarono viale Papa Giovanni. Fra loro uno studente di Bottanuco, l'unico a processo

Protestarono contro il coprifuoco: 13 decreti con pena sospesa e un assolto
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Avevano bloccato viale Papa Giovanni XXIII, alcuni sedendosi, altri sdraiandosi addirittura, altri ancora lanciando petardi e pietre. Il tutto per protestare contro il coprifuoco. Era il 29 ottobre 2020 e a scendere in strada furono in più di centocinquanta, prevalentemente giovani ventenni. L'epilogo: 13 decreti penali di condanna da 5.250 a 6.375 euro, in tutto sugli 80 mila euro. Ora, con la pena sospesa, non li pagheranno, a meno che commettano altri reati.

Uno solo a processo

Una soluzione indolore, che però uno di loro non ha accettato. Ha voluto rischiare per uscirne completamente pulito ed è stato assolto. Come racconta il Corriere Bergamo, si tratta di uno studente di Bottanuco, che ora vive in provincia di Catania. Ha dichiarato di aver deciso di affrontare il processo, perché sta facendo delle domande per entrare nelle forze dell'ordine, polizia o carabinieri.

Contro il coprifuoco

Secondo l'accusa, il ragazzo, 24enne, c’era - lo dimostrano i fotogrammi-  e per lui ha chiesto la condanna a sei mesi, perché non solo sarebbe stato lì come spettatore, ma anche come partecipante attivo. Lui, difeso dall’avvocato Nicola Marannino, ha raccontato un’altra storia che, come dimostra la sentenza, è stata ritenuta degna di essere creduta dal giudice Patrizia Ingrascì.

Era uscito a mangiare una pizza

Il giovane ha spiegato che quella sera era uscito con gli amici per mangiare la pizza. Successivamente, si sono messi su una panchina ed è a quel punto che avrebbero avuto i primi contatti con i manifestanti. È da loro che sarebbero stati incitati a sedersi in mezzo alla strada. In una foto, è uno dei giovani seduti in mezzo al viale. L'imputato: «Ma mi sono dissociato e tenevo la mascherina perché avevo paura di essere contagiato». E aggiunge di aver subito mostrato i documenti alla polizia, di essere rimasto lontano dalla folla, accanto a due agenti in borghese sul marciapiede. Con la strada ormai bloccata non sarebbe riuscito a raggiungere la sua automobile. «Poi un poliziotto mi ha detto: “Ti conviene andare a casa che c’è il coprifuoco”. Ho seguito le direttive».

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