Psichiatria, in Bergamasca mancano posti letto per i ragazzi con il male di vivere
Età media dei ricoverati sempre più bassa. Si moltiplicano i disturbi affettivi e da ansia e tanti diventano cronici. E ad Alzano, dove doveva aprire un reparto, non c'è il personale
di Marta Belotti
«Quando ho iniziato, i pazienti avevano intorno ai 40 anni. Poi nel tempo l’età media si è abbassata sempre più. Ora più della metà dei nostri pazienti sono sotto i 30 anni». Sono le parole della dottoressa Emi Bondi, direttore del dipartimento di Salute mentale e della Psichiatria dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Che viviamo in tempi di crisi, che la pressione sociale sia sempre più forte, che l’incertezza e l’ansia sul futuro sia palpabile non è solo una sensazione. E a essere più colpiti sono proprio i giovani.
Una pressione insostenibile
La dottoressa Bondi riflette: «Veniamo da decenni in cui i figli hanno sempre vissuto meglio dei genitori. Questa è invece la prima generazione che sta sperimentando un passo indietro». Nell’età in cui ci si affaccia al mondo, quella tra i 20 e i 30 anni, in quel decennio in cui tutto può cambiare - una casa, l’amore, la costruzione di una famiglia -, diventa difficile far fronte a una pressione esterna sempre più disorientante.
Tra crisi economiche, pandemia e una guerra così vicina, i giovani si vedono costretti a fare gli equilibristi. Ad aumentare sono i disturbi affettivi e da ansia, che, come sottolinea la dottoressa Bondi, «il Covid ha acuito, anche se il trend di crescita dei casi era evidente già negli anni precedenti. Si tratta di problematiche legate allo stile di vita, intorno alle quali ruotano il ritiro sociale, l’assenza di sport, le molte ore passate al computer, la riduzione del sonno perché ci si porta lo smartphone o il tablet sotto le coperte».
Gli accessi in Pronto soccorso per queste patologie sono stati circa 250 nel 2022 e molti pazienti richiedono il ricovero in Neuropsichiatria infantile, reparto che si occupa dei minorenni. La dottoressa Patrizia Stoppa, direttore della Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza del Papa Giovanni, spiega: «Molti arrivano da noi in un momento di acutizzazione delle problematiche. Tuttavia, gli aumenti maggiori e più preoccupanti li abbiamo registrati non tanto nei casi di emergenza forte, ma in quelli di cronicizzazione».
Non tutti arrivano però in ospedale (...)