Quanti incidenti ai biker sulle nostre strade: la moto è 27 volte più pericolosa dell'auto
Potenza del motore, stabilità limitata, mancanza di protezioni ed eccesso di confidenza si sommano agli errori di chi è al volante
di Fabio Cuminetti
Ufficialmente non è uno sport estremo, il motociclismo. Almeno non a livello turistico. Eppure le cronache locali del fine settimana, da aprile in poi, sono costellate di biker che trovano la morte, paradossalmente, su quelle strade affrontate con anelito di libertà e voglia di vivere. La tragedia di Pasquetta, costata la vita a Giampietro Beltrami e Maria Luisa Bonomi sulla provinciale 40, a Bianzano, è solo la punta di un iceberg di vittime che mette i brividi, per ampiezza e regolarità.
Secondo uno studio condotto dall’associazione francese “Prevention Routiere” la moto è ventisette volte più pericolosa della macchina. E la maggior parte degli incidenti che vedono coinvolti i conducenti di moto avviene su strade rurali, di collina o montagna, in condizioni meteo ottimali e con asfalto asciutto: sono proprio queste caratteristiche che favoriscono un allentamento della soglia di attenzione e che portano il conducente della moto a non rispettare le più comuni regole del codice o semplicemente del buonsenso. Pare infatti che proprio quando il motociclista esce dall’area urbana, nella quale deve difendersi dalle mille insidie del traffico, i rischi aumentino.
La moto è, per sua costituzione, un mezzo da maneggiare con cura: la potenza del motore, la stabilità inferiore, la richiesta di tempi di reazione molto bassi aumentano il rischio di incidentalità. Certo, la presenza di automobilisti distratti, per un’eccessiva attenzione a schermi (soprattutto del cellulare), comandi e chiacchiere, può inficiare anche la più prudente condotta del biker alla guida. In auto la carrozzeria, gli airbag e i moderni sistemi anticollisione proteggono; in moto c’è solo il casco, e in caso di caduta non si sa mai dove si va a finire. Una roulette russa. (...)