Rivoluzione zoppa

Riforma della Sanità: sulle Case di Comunità la confusione regna (ancora) sovrana

Un’indagine del Mario Negri su 67 strutture in Lombardia rivela che è ancora irrisolto l’effetto “scatole vuote”. Solo in 26 presenti medici di base. E i cittadini...

Riforma della Sanità: sulle Case di Comunità la confusione regna (ancora) sovrana
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di Wainer Preda

Possiamo girarci intorno, fare previsioni, azzardare ipotesi. Ma l’anello debole di tutta la riforma sanitaria lombarda resta sempre quello: la mancanza di medici disponibili a esercitare la loro professione all’interno delle Case di Comunità.

È il cosiddetto effetto “scatole vuote”, stigmatizzato sui giornali da esperti e scienziati, e finora irrisolto. Passateci il paragone: è come se avessimo costruito tanti begli stadi, mettendoci quattrini pubblici a valanga, senza che ci siano società sportive e calciatori interessati a giocarci.

La riforma della Sanità lombarda è costata due miliardi di euro: 1,2 finanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ottocento milioni prelevati dalle tasche dei lombardi. Il piano prevedeva la costruzione e l’entrata in funzione di 216 Case di Comunità entro il 2026. Allo stato attuale, secondo il monitoraggio dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari), a giugno scorso le realizzate nella nostra regione erano in tutto 91. Ne mancano all’appello parecchie.

La tabella di marcia dettata dall’allora vicepresidente delle Regione e assessore alla Sanità, Letizia Moratti - che prevedeva 87 strutture nel 2022, 65 nel 2023 e altrettante nel 2024 - è ben lungi da venire. Non solo. C’è il timore che alcune restino solo sulla carta. Perché l’aumento dei costi di costruzione e la coperta corta del Pnrr porteranno al taglio di diverse Case di Comunità che non sono ancora partite, ha reso noto il governo.

La “Case” in Bergamasca

Le Case di Comunità finanziate dal Pnrr in Bergamasca sono in tutto 20. Al momento, secondo i dati di Ats Bergamo, dodici sono già attive, ovvero hanno sedi funzionanti e presenza di servizi sanitari. Oltre al quartier generale di Borgo Palazzo, si tratta di Calcinate, Gazzaniga, Grumello, Vilminore, Sarnico, Lovere, Trescore, Treviglio, Martinengo e Dalmine.

La dodicesima è quella di Ponte San Pietro per la quale è stata individuata una soluzione ponte, in via Caironi 7, in attesa delle ristrutturazione dell’edificio di Piazza della libertà che sarà ultimato nel 2024. Clusone è in fase di partenza. Mentre Alzano Lombardo da programma dovrà essere completata per il prossimo 30 novembre.

Ma i medici latitano

Il problema, però, non è tanto di strutture, quanto di servizi. Quelli implementati finora sono solo una parte dei previsti. Secondo un’indagine, tuttora in corso, condotta dell’Istituto Mario Negri, su 67 strutture prese a campione in Lombardia, la presenza di almeno un medico di medicina generale è ancora ridotta, come del resto era facile prevedere, solo a 26 casi.

E il perché è facilmente spiegabile. «I medici di base nel nostro Paese sono tuttora inquadrati come liberi professionisti - spiega Livio Garattini del Centro studi di politica e programmazione sociosanitaria del Negri -. Sono principalmente remunerati a quota capitaria per assistito, sebbene delle tariffe aggiuntive per servizi prestati possano essere concordate a livello regionale o locale. Nonostante gli sforzi recenti di convertirli al lavoro di gruppo, tale forma di registrazione rappresenta un ostacolo pressoché insormontabile a un reale lavoro di gruppo, essendo ogni medico di famiglia logicamente preoccupato di non perdere i proprio assistiti» (...)

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Commenti
Maurilio gnecchi

La penso Esattamente come marco. Il Mario Negri è bravissimo nella ricerca e nel reperire i fondi per i suoi studi ma dell’assistenza sul territorio sa ben poco. Non conosce cosa vuol dire avere un medico liberamente scelto dai cittadini che deve peculiarmente preoccuparsi di tutti i loro bisogni e che per questo viene continuamente valutato dagli stessi e neppure valuta l’economicità per il sistema sanitario del rapporto libero professionale.

Marco Cremaschini

Forse è meglio che il Mario Negri continui a fare ricerca. Quando si occupa di sanità pubblica dimostra una incompetenza imbarazzante.

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