Pazienza finita

San Pellegrino, 1500 senza medico: il vicesindaco Milesi scrive alla Procura

Dal 12 giugno, quando il dottor Fenice cesserà l'attività, un terzo degli abitanti del paese della Valbrembana resterà senza medico

San Pellegrino, 1500 senza medico: il vicesindaco Milesi scrive alla Procura
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Una situazione insostenibile. E così il vicesindaco di San Pellegrino, Vittorio Milesi, ha scritto una lettera all procura di Bergamo nella quale espone le difficoltà in cui si trova il paese della Val Brembana dato che il suo medico di base, Oscar Roberto Fenice, cesserà ogni attività in seguito al suo trasferimento a Bergamo.

Nel testo, indirizzato anche al direttore di Ats Massimo Giupponi ed al prefetto Giuseppe Forlenza, si evidenzia addirittura una «violazione dei diritti costituzionali», perché all'improvviso il trenta per cento degli abitanti è rimasta senza un dottore a operare nei due ambulatori di via San Carlo e della frazione di Santa Croce.

«In conseguenza dello spostamento del dott. Fenice e della sua mancata sostituzione, dal 12 giugno rimarranno privi di Medico di Assistenza Primaria circa 1.500 cittadini residenti in questo Comune - si legge nella lettera -. Da Ats Bergamo non sono pervenute comunicazioni di alcun tipo, quasi che la situazione rientri in una sorta di “normalità” che non può in alcun modo essere condivisa e accettata, anche alla luce del concomitante venir meno di ulteriori fondamentali servizi posti a presidio e garanzia della salute pubblica, più volte denunciato nel silenzio e l’indifferenza generale».

I disagi per i pazienti della Val Brembana

Milesi ha dunque citato la mancata copertura del servizio di continuità assistenziale nelle quattro sedi della Valle Brembana, oltre che il taglio dei servizi obbligatori per legge operata dall’Asst Papa Giovanni presso il Presidio Ospedaliero di base di San Giovanni Bianco.

Per il vicesindaco di San Pellegrino, il trasferimento del dottor Fenice si configura come «una evidente lesione degli stessi principi costituzionali, in quanto non risultano garantite ai cittadini cure adeguate ed immediatamente raggiungibili». Il vicesindaco ha sottolineato la particolare gravità della situazione, soprattutto per la fascia di popolazione anziana e fragile, per cui risulta sempre più difficoltoso e proibitivo ottenere qualsiasi tipo di assistenza medica e sanitaria.

Le critiche agli ambulatori diffusi

«Si ribadisce al riguardo che non si ritengono accettabili e sostenibili soluzioni che prevedano la improbabile ricerca di Medici di Assistenza Primaria con ambulatori siti in altri Comuni, oppure il ricorso all’inadeguato servizio dei cosiddetti “ambulatori diffusi” che per i numeri ulteriori di persone da gestire, oltre che per i disagi che derivano alle persone stesse dagli spostamenti, costituiscono e rappresentano, in particolare per anziani e fragili, soltanto l’ennesima beffa e presa in giro» attacca Milesi.

«Alla luce della situazione descritta, a tutela del diritto alla salute dei cittadini, si richiedono al Direttore dell’Ats Bergamo interventi rapidi e risolutivi volti al ripristino di servizi degni di questo nome e rispettosi delle vigenti normative», conclude Milesi.

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