25 al pubblico, 18 al privato

Sanità, da Regione Lombardia 43 milioni per cercare di contenere le liste d'attesa

Due degli obiettivi: garantire gli screening oncologici e aumentare del 10 per cento le prestazioni critiche o interventi chirurgici

Sanità, da Regione Lombardia 43 milioni per cercare di contenere le liste d'attesa
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25 milioni andranno alle strutture pubbliche, 18 a quelle private accreditate e nel complesso sono dunque 43 i milioni di euro che Regione Lombardia ha messo a disposizione per puntare al contenimento delle liste d'attesa. La delibera è stata approvata oggi, lunedì 3 aprile, dalla Giunta Fontana su proposta dell'assessore al Welfare Guido Bertolaso.

Ampliare le prestazioni ambulatoriali

Tale investimento va nella direzione di un ampliamento a ulteriori prestazioni ambulatoriali e all'adeguamento dei sistemi informativi affinché possano procedere all'aggiornamento dei dati relativi alle prestazioni programmate, in favore di utenti non ricoverati.

Fontana e Bertolaso promettono: «Monitoreremo costantemente l'andamento delle prestazioni erogate attraverso un gruppo di lavoro, appena costituito».

Obbligo dell'aumento del 10% delle prestazioni

Per le prestazioni chirurgiche o altre prestazioni rilevate critiche a livello locale dalle Ats, quelle per le quali i tempi di attesa previsti non sono rispettati in almeno il 90 per cento dei casi, le Agenzie di Tutela della Salute dovranno trasmettere l'elenco entro il prossimo 28 aprile per ciascun erogatore, il quale dovrà garantire mensilmente un aumento del 10 per cento rispetto al 2019.

Garantire gli screening oncologici

Per la prima volta, da settembre 2023 le Ats avranno in mano la possibilità di rimodulare le attività tra gli erogatori che non riuscissero a garantire il raggiungimento dei target individuati. «La prevenzione - ha concluso l'assessore Bertolaso - riveste un ruolo fondamentale per Regione Lombardia, soprattutto quando riguarda patologie oncologiche in cui la diagnosi precoce può salvare la vita. Per questo abbiamo ritenuto opportuno mettere a disposizione di altri erogatori gli slot di quelle strutture che non riescono a garantire le prestazioni».

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