Sanità pubblica in grave affanno, anche a Bergamo: carenza di personale e salari inadeguati
Troppe fughe dagli ospedali: gli infermieri sono sempre meno e gli stipendi troppo bassi. L'allarme della Cgil per preservare il futuro del settore

Foto d'apertura: flash mob degli infermieri nel 2020
L'Italia continua ad arrancare nella sanità pubblica. I dati presentati dalla Fondazione Gimbe al 3° Congresso Nazionale Fnopi di Rimini tracciano un quadro piuttosto allarmante: nel nostro Paese ci sono solo 6,5 infermieri ogni mille abitanti, dato drammaticamente distante dalla media europea di 9. Una fotografia impietosa che colloca l'Italia tra gli ultimi paesi del continente. Peggio dell'Italia soltanto Spagna, Polonia, Ungheria, Lettonia e Grecia.
Fuga di professionisti e questione stipendi
L'emergenza si manifesta con tutta la sua gravità nelle retribuzioni. Gli stipendi degli infermieri italiani risultano tra i più bassi d'Europa, inferiori di quasi 10 mila dollari rispetto alla media Ocse. Le conseguenze sono immediate e molto preoccupanti: un esodo che non sembra conoscere soste. Nell'ultimo quadriennio, ben 42 mila professionisti hanno abbandonato il settore, con oltre 10 mila cancellazioni dall'albo ogni singolo anno.
Problemi anche a Bergamo
Bergamo non fa eccezione a questa crisi strutturale. «Le Asst, nei loro piani triennali dei fabbisogni, chiedono le assunzioni necessarie a garantire i servizi - spiega Giorgio Locatelli, segretario della Fp Cgil Bergamo - ma Regione Lombardia ne autorizza meno della metà. Così diventa impossibile ridurre le liste d'attesa o sostituire il personale che lascia. È una situazione assolutamente insostenibile per il personale e per i cittadini».
La proposta di rinnovo contrattuale avanzata dal governo non convince i sindacati. «La Fp Cgil ha scelto di non firmare questo contratto perché non offre alcuna prospettiva reale a chi lavora nella sanità pubblica - continua Locatelli -. Questi dati non fanno che rafforzare le nostre ragioni: servono investimenti strutturali, nuove assunzioni, valorizzazione delle professioni e risposte certe su retribuzioni e diritti».
Emergenza da non sottovalutare
L'attuale scenario illustra un'emergenza strutturale che rischia concretamente di diventare cronica. La politica attuale non sembra voler incentivare il ricambio generazionale e sta lasciando progressivamente spazio al settore privato, mentre il servizio pubblico arretra. Il risultato è un sistema sanitario sempre più fragile, con professionisti sempre più demotivati e un'accessibilità ai servizi sempre più compromessa.
L'appello di Locatelli è chiaro: «La vertenza resta aperta, come il nostro impegno per difendere un Servizio sanitario nazionale pubblico, universale e accessibile». Un monito che suona come un campanello d'allarme per le istituzioni, chiamate a intervenire rapidamente per invertire una tendenza che rischia di compromettere uno dei pilastri del welfare italiano.
Gli infermieri dovrebbero andare in Svizzera. Almeno glielo auguro.
Ma dai? Non se n'era accorto nessuno che ormai sei in mano a degli scappati di casa.
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