lotta al covid

Si farà o no la terza dose del vaccino? La situazione in Italia e il parere degli esperti

È probabile che in Italia venga somministrata inizialmente alle categorie più fragili, per metterle al riparo dalle conseguenze più gravi

Si farà o no la terza dose del vaccino? La situazione in Italia e il parere degli esperti
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Terza dose di vaccino anti-Covid sì oppure no? È una delle domande ricorrenti da quando i contagi, alimentati dalla diffusione della variante Delta, stanno nuovamente spingendo verso l’alto la curva dei contagi in molti Paesi.

L’Organizzazione mondiale della sanità si è detta contraria all’inoculazione della terza dose nei paesi ricchi, sostenendo che ciò non aiuterà a rallentare la pandemia e che «togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l'emergere di nuove varianti. Ci sono abbastanza vaccini per tutti, ma non stanno andando nel posto giusto al momento giusto».

Ciononostante alcuni Stati hanno già annunciato l’avvio delle nuove iniezioni. È il caso di Israele: il Ministero della Salute locale ha pubblicato una prima serie di dati che sembra confermare gli effetti positivi tra gli ultrasessantenni della terza dose del vaccino Pfizer-BioNTech. Una strada che potrebbe essere percorsa anche da Stati Uniti, Francia e Germania.

E l’Italia?

È probabile che la strada di un terzo richiamo di vaccino venga percorsa anche dall’Italia aprendo le vaccinazioni, inizialmente, alle categorie più fragili, per metterle al riparo dalle conseguenze più gravi della malattia. Come riportano i colleghi del portale News Prima nel merito si è espresso il Ministro della Salute Roberto Speranza.

«La terza dose si farà, per gli immunodepressi, per i trapiantati e probabilmente per gli over 80 - ha chiarito -. C'è una discussione all'interno del Cts e anche se non c'è ancora un'indicazione perentoria di Ema ed Aifa, credo che si farà. Prima dobbiamo concentrarci su chi non si è ancora sottoposto alla prima dose di vaccino».

Il parere degli esperti

L’opportunità di valutare una terza vaccinazione, non di massa bensì per le categorie più a rischio, è stata accolta con favore anche da diversi scienziati e medici italiani. Tra questi Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

«Non possiamo pensare di farla a tutti - ha detto Bassetti -. Si farà una terza dose selettiva, secondo gli studi si arriverebbe massimo ad un 5 per cento della popolazione. Anche definire il “quando” è importante. Una terza dose ad un anno di distanza sarebbe un richiamo, come quello che facciamo per l'influenza».

Per Walter Ricciardi, consigliere del Ministro Speranza e docente di Igiene all'università Cattolica di Roma, prima o poi «la terza dose andrà fatta in tutto il mondo», così come è possibilista anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli. «Per la terza dose di vaccino anti-Covid è dimostrato scientificamente l’effetto booster, che stimola i linfociti di memoria. Sarà sicuramente necessaria al più presto per gli immunodepressi con ridotta funzionalità del sistema immunitario. Dunque chi ha ricevuto un trapianto di organo solido, che ha una patologia oncoematica o con compromissione della risposta immunitaria. Appena sarà completata la campagna vaccinale, si potrà valutare se e quando dare la terza dose ai pazienti fragili e alle categorie lavorative più a rischio. Anche perché le informazioni raccolte sul vaccino di Pfizer-BioNTech sono largamente rassicuranti».

Più scettico l'infettivologo Massimo Galli: «Non esiste ancora materiale scientifico sufficiente per dire che è una cosa che ha senso fare come provvedimento di massa. Eventualmente accertiamo la condizione di risposta immunitaria di questo vaccino alla categoria di persone molto fragili e valutiamo se fare loro un'altra dose, ma non è detto che rispondano».

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