Sparisce il fondo agricoltura, agricoltori bergamaschi protestano a Bruxelles e Roma
La Commissione europea e la presidente Ursula Von Der Leyen sotto accusa per la «deriva tecnocratica» e l'arrendevolezza agli Usa

Foto in apertura: Riccardo Comi, allevatore bergamasco
A Bruxelles e a Roma, per protestare insieme a Coldiretti contro le politiche dell'Unione europea in ambito agricolo, c'erano anche degli agricoltori della Bergamasca. Tra i nodi fondamentali, la decisione della Commissione europea di proporre in bilancio una voce unica per le risorse destinate ad agricoltura e politiche di coesione, andando di fatto a eliminare un fondo specifico per il settore primario del Continente.
Si tratta dell'ultima decisione che va a contrariare un'intera categoria, che avverte come sempre più distante la linea dell'organo decisionale presieduto da Ursula Von Der Leyen. Figura che viene criticata in modo esplicito, anche per l'atteggiamento arrendevole nei confronti dei dazi di Donald Trump e l'appoggio di accordi sbilanciati.
I coltivatori contro la «deriva tecnocratica»
«Sono qui a Bruxelles perché il mio futuro, e quello di tanti giovani come me, è appeso a un filo - ha spiegato Riccardo Comi, giovane allevatore di Bonate Sotto -. Non chiediamo privilegi, ma dignità: vogliamo continuare a coltivare la terra, produrre cibo sano, vivere del nostro lavoro. Invece ci troviamo davanti a una Commissione europea che parla di agricoltura senza conoscere la fatica che c’è dietro un campo seminato o un animale allevato.
Se passano queste scelte, sarà la fine per tante aziende. Senza una politica agricola forte, l’Europa perderà la sua anima, il suo cibo, la sua identità. Io ci credo ancora in un’Europa vicina alla terra, ma non in questa "Vonderland", che ci ignora e decide tutto dall’alto. Oggi siamo qui per dire basta: senza agricoltura non c’è futuro».
Lo scenario che prevede Coldiretti è quello di un’Europa senza agricoltura, senza cibo e senza democrazia. L'associazione è scesa in piazza davanti alla sede della Commissione, in Lussemburgo, e in luoghi simbolici della Capitale italiana, ovvero il Colosseo, la Fontana di Trevi, Piazza Navona ed il Senato. La protesta è un grido d’allarme lanciato da centinaia di giovani agricoltori, per fermare quella che viene definita una «deriva tecnocratica» dell’Ue che, sotto la guida della presidente Von Der Leyen, per loro rischia di cancellare decenni di politiche a tutela della produzione agricola e della sicurezza alimentare.
Sparisce il fondo ad hoc per l'agricoltura
In cima alla lista delle criticità denunciate, c’è la proposta di bilancio che la Commissione presenterà nelle prossime ore, che prevede un fondo unico tra politica agricola e politiche di coesione. Una svolta che, per la prima volta dal 1962, farebbe venir meno un budget chiaro e dedicato all’agricoltura europea, con quelle che per chi protesta sarebbero conseguenze gravi per la capacità del Continente di garantire cibo sicuro, di qualità e prodotto nel rispetto dell’ambiente.
«Siamo in piazza non solo per difendere il lavoro degli agricoltori, ma per difendere la democrazia e l’idea stessa di Europa» ha dichiarato da Bruxelles il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, mentre da Roma il segretario generale Vincenzo Gesmundo ha affermato che «senza agricoltura non c’è sovranità. Senza cibo non c’è pace. Coldiretti è in mobilitazione per difendere l’Europa vera: quella dei campi, del lavoro e delle persone».
Gli striscioni con i messaggi «Non spegnere la democrazia», «Non spegnere l’agricoltura», «Non spegnere la salute» hanno invaso Bruxelles e Roma, mentre lo spettro di nuovi dazi Usa fino al trenta per cento incombe sull’economia europea. Con lo slogan «Abbiamo bisogno dell’Europa come il pane, ma questa non è l’Europa che vogliamo», l'associazione dei coltivatori ha dato vita a un’azione simbolica forte: la trasformazione della Commissione europea in "Vonderland" - gioco di parole che evidentemente si rifà al nome della poco amata presidente della Commissione -, una terra immaginaria e autoritaria, sempre più lontana dalla realtà dei popoli, delle comunità e delle campagne.
«Cancellare un bilancio dedicato alla politica agricola - ha sottolineato il presidente di Coldiretti Bergamo Gabriele Borella - significa colpire direttamente chi ogni giorno garantisce cibo sano, lavoro e presidio del territorio. Non possiamo accettare che l’Europa ci lasci soli di fronte a regole imposte dall’alto, accordi sbilanciati e tagli insostenibili. Difendiamo il nostro futuro, la nostra terra e la dignità del nostro lavoro».