Stipendi da fame per prendersi cura degli anziani: ecco perché si protesta nelle Rsa
Il racconto di un’educatrice: «Devo seguire quaranta persone, la maggior parte delle quali soffre di demenza. Siamo in emergenza continua»

di Paolo Aresi
Lo stipendio degli infermieri generici (Oss, operatori sociosanitari), si aggira sui 1.100 euro al mese netti. Un educatore e un infermiere professionale, figure dotate di laurea, vanno sui 1.400 euro al mese.
È la situazione dei lavoratori delle case di riposo, altrimenti dette Rsa, una realtà economica insostenibile, anche a fronte di un lavoro impegnativo, di grande responsabilità. Per questa ragione i dipendenti delle Rsa private (sia di ispirazione religiosa riunite nell’associazione Aris, sia laiche, riunite nell’associazione Aiop), giovedì 22 maggio, hanno scioperato. Abbiamo parlato con la dipendente di una di queste strutture, un’educatrice.
Com’è la situazione nelle case di riposo?
«Impegnativa, diciamo così. È sempre più difficile trovare personale Oss perché questi operatori cercano occupazione negli ospedali dove sono retribuiti un po’ meglio. Siamo in pochi, dobbiamo accompagnare tanti anziani e l’assistenza diventa frettolosa, per forza. Io sono un’educatrice, devo seguire quaranta persone, che cosa posso fare? Quello che riesco. Bisogna considerare che quasi tutte sono anziane e affette da demenza e che hanno grande bisogno di venire assistite, in teoria bisognerebbe fare un lavoro individuale, tutti i giorni, ma è impossibile. Consideri che non soltanto siamo in pochi, ma che al normale lavoro si aggiungono le incombenze burocratiche, per esempio tutti i rapporti che dobbiamo inviare alla Regione e che sottraggono non poco tempo alla relazione con le persone».
Come fa a seguire quaranta persone anziane, in condizioni pure difficili?
«Al mattino puntiamo sul rapporto individuale, dobbiamo dividere i gruppi in nuclei di otto, dieci ospiti e ci occupiamo di loro. Al pomeriggio cerchiamo di fare attività che coinvolgano tutti, si fa il cinema, si fanno i canti, un po’ di teatro».
Lei ha partecipato allo sciopero?
«Certo, anche perché noi educatori non siamo tra i dipendenti “essenziali” come per esempio gli operatori socio-assistenziali. Siamo ridotti talmente all’osso che (...)
In compenso si pagano rette dai 70 €/giorno in su, con il contributo regionale, senza molto di più. Se con questi costi gli stipendi sono così bassi, dove vanno i soldi che si pagano? Se aumentassero gli stipendi, quanto aumenterebbe la retta giornaliera? Diverrebbe insostenibile mantenere un anziano in una RSA, se non per i ricchi.
In compenso un "ospite" arriva a pagare 3000 euro al mese. Aumentate ancora le rette, dai!