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Taglio delle corse extraurbane, i sindacati: «Più del Covid pesano le cattive condizioni di lavoro»

Le ragioni alla base della carenza di personale non dipenderebbero dagli isolamenti, bensì da carenze strutturali

Taglio delle corse extraurbane, i sindacati: «Più del Covid pesano le cattive condizioni di lavoro»
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Il taglio delle corse degli autobus extraurbani nei giorni festivi, applicato da Arriva Italia, è stato accolto con stupore e amarezza non soltanto dai pendolari bergamaschi, in particolare quelli che abitano in Val Brembana, ma anche dai rappresentanti dei sindacati dei trasporti, sorpresi dalle giustificazioni usate dall’azienda.

La rimodulazione del servizio, secondo la società (ex Sab), dipende dalla «grave situazione derivante dall’emergenza epidemiologica attualmente in corso», ossia dal gran numero di addetti positivi al Covid oppure in quarantena. Ma per i sindacati le ragioni della carenza di personale dipenderebbero dalle condizioni contrattuali.

«Certo, il Covid ha pesato – commentano Aniello Sudrio di Filt-Cgil, Pasquale Salvatore di Fit-Cisl, Giacomo Ricciardi di Uiltrasporti, Marco Peroli di Faisa-Cisal e Luigi Dionisio di Ugl-Fna -. Eppure, tra i lavoratori, è risaputo che la scarsa reperibilità di autisti da parte del Gruppo Arriva è legata alle condizioni lavorative a cui il personale è assoggettato: un impegno di oltre 13 ore per effettuare un turno di 6 ore e 30 minuti; soste anche di 4 ore fuori dalle proprie sedi lavorative, senza nemmeno avere una mensa aziendale né un rimborso pasto adeguato; ripetuti atti di aggressione da parte dei passeggieri agli autisti che chiedono il rispetto delle regole; uno stipendio che per i neo assunti non supera i 1.100 euro netti al mese».

Anche per questi motivi venerdì scorso i lavoratori di Arriva avevano aderito allo sciopero nazionale per il rinnovo del contratto collettivo, scaduto nel 2017. «Torniamo a sottolineare che le stesse aziende che ostacolano i rinnovi contrattuali si lamentano poi dell’assenza di personale non riconoscendo le proprie responsabilità - proseguono i cinque sindacalisti -. Ricondurre la carenza di organici alla situazione emergenziale nazionale è riduttivo e irrispettoso nei confronti degli autisti degli addetti che in questi anni sono sempre stati presenti».

Per contenere i contagi tra il personale (e le relative assenze) i sindacalisti sottolineano che l’azienda dovrebbe provvedere a installare a bordo dei bus il separatore protettivo dell’area di guida, previsto dalle disposizioni del Ministero della Salute.

«Ancora una volta Arriva tenta di scaricare le colpe sul personale viaggiante – concludono -, mettendolo alla gogna nei confronti dell’utenza, facendolo apparire come l’unico responsabile di un servizio ormai inadeguato e lontano dagli standard qualitativi che invece sarebbero necessari. È doveroso ricordare, tra l’altro, la quantità di ristori economici che è stata ottenuta da parte del Governo per compensare i mancati introiti dalla vendita dei biglietti, e non si dimentichi l’utilizzo della cassa integrazione. Ora anche Arriva faccia la sua parte».

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