svantaggiati i più deboli

Ticket sanitari, la protesta di un lettore: «Procedure contorte per far valere un diritto»

La voce di un lettore che denuncia le difficoltà e le peripezie vissute dal padre per capire se l'esenzione gli spetti o no

Ticket sanitari, la protesta di un lettore: «Procedure contorte per far valere un diritto»
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Ogni anno Ats Bergamo invia a migliaia di residenti della provincia i «verbali di accertamento e contestazione per indebita fruizione del ticket sanitario», ovvero lettere attraverso cui viene chiesto alle persone di pagare prestazioni sanitarie di cui hanno usufruito nel 2019 attraverso esenzioni che in realtà non erano dovute. Stando ai primi dati, pare che quest'anno si parli di circa quattromila verbali inviati, con il risultato di aver seminato il panico tra la popolazione.

Panico per chi ha ricevuto queste lettere, ma anche per chi deve chiedere il ticket di esenzione, procedura «complessa e contorta che sembrerebbe persino ideata da una mente diabolica con l'obiettivo di farti desistere (in caso non riesci a capire se hai diritto o meno) o magari peggio: per indurti in errore e poi punirti in caso in buona fede dovessi sbagliare». Queste le parole usate da un nostro lettore per lamentarsi del sistema di erogazione di questi ticket, basato sull'autocertificazione. In questo modo infatti, il rischio di sbagliare resta tutto in capo al singolo richiedente.

Quanti passaggi... inutili!

Il lettore racconta così la sua odissea: «Mio padre, vedovo, vive solo con la sua modesta pensione e per vedersi riconosciuta l'esenzione per reddito sta tribolando non poco (e io con lui nel cercare di aiutarlo). Lui non presenta la dichiarazione dei redditi, ma solo il modello Red dei pensionati. Pertanto l'esenzione non è attribuita automaticamente dalla Regione in quanto i dati non arrivano dal Mef e deve essere autocertificata. Quindi, occorre capire per conto proprio se si ha diritto o meno all'esenzione del ticket».

Ed è qui che arriva il problema. Rivoltosi al call center di Regione Lombardia, l'operatrice non ha saputo rispondere a suo padre che le chiedeva di verificare se avesse o meno diritto al ticket. «Per queste cose si doveva rivolgere ad un commercialista o a un Caf», la risposta finale. Da qui la decisione di rivolgersi al commercialista. Risposta? «Sono esenzioni da chiarire con la asl». Rimandato due volte, l'anziano non si è arreso.

«Recatosi allo sportello della asl e munito di tutta la documentazione sui redditi il risultato è stato questo: l'impiegata dello sportello gli ha risposto che lei non è tenuta a verificare l'esattezza dei dati degli utenti che si presentano allo sportello, perché a suo dire non è una ragioniera e che il suo lavoro è quello di fornire all'utente un'autocertificazione e basta, pertanto sta a mio padre sapere se ha diritto o meno all'esenzione per reddito». Ancora una volta l'uomo è stato congedato con un «Si rivolga al suo commercialista».

Cittadini in balia di un sistema contorto

Da qui la riflessione del figlio e la decisione di scrivere direttamente al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e ai suoi uffici: «Per questo mi rivolgo a voi della Regione visto che migliaia e migliaia di lettere inviate nella sola Bergamasca per esenzioni del ticket non dovute, stanno a significare solamente una cosa: che non siete per niente chiari!

Aggiunge: «Non metto in dubbio che si debba contrastare chi indebitamente voglia percepire un diritto non dovuto e che tra le migliaia di persone a cui sono arrivati gli avvisi, qualche mascalzone ci sia. Ma la stragrande maggioranza credo proprio che sia stata indotta in errore da un sistema troppo complesso da capire per gente comune che deve districarsi tra parole come "redditi del nucleo familiare fiscale", "redditi da fabbricato", "redditi imponibili Irpeff" e altre diavolerie fiscali.  Oltretutto, non dimentichiamo che stiamo parlando di gente che si trova già in situazione di difficoltà economica e spesso sola, non certo di imprenditori che hanno il loro commercialista di fiducia che segue per loro queste cose».

Rinunciare a un diritto perché «l'intero sistema è carente» 

Da qui l'accusa a un sistema «semplicemente vergognoso», perché «nel 2024 riusciamo a parlare con persone dall'altra parte del mondo, a comprare prodotti online senza muoverci da casa, ma dobbiamo ancora rattoppare le lacune di uno Stato inefficiente che rende pericolosamente contorte le procedure per ottenere un diritto».

Il lettore infatti conclude: «Quello che proprio non riesco a capire è perché scaricare la responsabilità sulle persone con un autocertificazione visto che il problema a monte è che i vari Enti e le varie Banche Dati non si parlano tra loro! Lo Stato ha già in mano tutti i nostri dati (730, Red, Cud etc) e quindi toccherebbe a lui incrociare tutti i dati e stabilire se una persona ha o meno diritto all'esenzione per reddito. Invece no: siamo all'assurdo che è l'anziano che per vedersi riconosciuto un diritto deve correre a destra e a manca cercando di capire se rientra o meno. Il tutto perché l'intero sistema è carente e non è in grado di farlo».

Commenti
ANGELA

con mia madre mi sono ritrovata nella stessa identica condizione che si è trovato il lettore! stessa! in Italia funziona sempre tutto al contrario. se ti spetta un diritto devi sudare sette camicie per averlo. manco fosse un quiz a premi!

Marcello

Purtroppo il lettore ha capito tutto: la volontà è quella di "disincentivare" (come odio questa parola!) i cittadini dal richiedere contribuzioni da parte degli enti pubblici. Ti lasciano solo, sbagli e ti bastonano, così dopo non chiedi più niente, e diventi il perfetto tordo da spennare. Muto e rassegnato. Magari rassegnato no, però....

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