L'editoriale

Un anticonformista che è stato capace di restare umano: grazie, Papa Francesco

È stato il pontefice della pace, della natura, di una morale cristiana che anche i non credenti comprendono, accolgono e condividono

Un anticonformista che è stato capace di restare umano: grazie, Papa Francesco
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di Andrea Rossetti

Di Papa Francesco, molti dicono che sia stato un rivoluzionario. Personalmente, l’ho sempre ritenuto un anticonformista. Non ho mai pensato che il suo agire fosse guidato dalla volontà di rivoluzionare un sistema, sovvertire un ordine costituito - mentre il suo mite predecessore, con incredibile umiltà e coraggio, ha compiuto sì un gesto rivoluzionario -, quanto piuttosto dalla volontà di restare umano nonostante vestisse i panni di quel che di più vicino c’è al divino.

La sua insofferenza per i protocolli, la sua avversione ai formalismi, non lo rendevano soltanto un po’ “indisciplinato”, ma anche più vicino a noi. E non stupisce che, come dice qualcuno con una voluta esagerazione, Papa Francesco piacesse quasi più ai non credenti che ai credenti.

Me ne sono reso conto parlando con mio padre, un irrecuperabile “mangiapreti” (dal quale ammetto di non distanziarmi troppo). «Mi piaceva. Era pur sempre un Papa, ma mi piaceva», mi ha detto dopo aver appreso la notizia della scomparsa del pontefice. Non si tratta di semplice simpatia, ma di un “modo” con cui Papa Francesco è stato capace di affrontare il compito di vicario di Cristo: immerso nell’epoca che viviamo, consapevole della stessa, senza demonizzarla. Pur rispettando - e condividendo, ovviamente - le secolari verità cristiane, ha sempre concesso parole e aperture a ogni tipo di “peccatore”.

Contrario all’aborto, ma vicino a coloro che hanno compiuto quella scelta; convinto della sacralità del matrimonio, ma comprensivo con i divorziati. Ha parlato di «frociaggine», ma è anche colui che disse: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», aggiungendo che l’omosessualità è «un fatto umano». Non è stato solo un papa dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei fragili, ma di tutti, «tutti, tutti, tutti», come diceva lui.

È stato il papa della pace, della natura, di una morale cristiana che anche i non credenti comprendono, accolgono e condividono. È come se, seguendo la sua indole, Papa Francesco si sia ribellato a quest’epoca utilitaristica e spesso amorale con la forza del Vangelo. In più era pure simpatico, capace di battute brillanti.

Probabilmente non avrebbe mai voluto che, davanti alla sua morte, si fermasse lo sport e si parlasse di «sobrietà». Avrebbe chiesto una preghiera (chiedeva sempre, «per favore», di pregare per lui), un saluto e poi via. Consapevole che morto un papa se ne fa un altro. Che però probabilmente non verrà «quasi dalla fine del mondo» (in tutti i sensi). Speriamo almeno gli somigli.

Commenti
Sinula

Esaltare che un papa sia amato dai non credenti e dal mondo, dai media, certifica il fallimento del messaggio salvifico e di conversione di Cristo. Gesù fu ucciso e odiato dal mondo, il suo messaggio portato dagli apostoli fu sconvolgente... Portare un messaggio che piace al mondo vuol dire essere di questo mondo e non più nella prospettiva di Dio e dell eternità, sempre che si creda ancora a Dio e ai novissimi

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