Lo scempio

Un grido di «Aiuto!» non basta a salvare gli alberi sulla strada Francesca

Continua la strage a Cologno al Serio. Legramandi (Legambiente): «È stata scelta la soluzione più semplice per mettersi al riparo da ogni responsabilità»

Un grido di «Aiuto!» non basta a salvare gli alberi sulla strada Francesca
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Non è servita neppure una voce autorevole, cioè la protesta di Legambiente, sia a livello comunale che provinciale. A nulla le rimostranze di diversi cittadini, che fin dall'inizio di settimana scorsa hanno segnalato lo scempio. E neppure l'estremo, poetico tentativo di qualche attivista, che nelle scorse ore ha preso della vernice bianca e ha scritto "Aiuto!", su tutti i tronchi destinati al macello, da Cologno fino al ponte sul Serio, come raccontato da PrimaTreviglio. Questa mattina, lunedì 19 dicembre, la strage degli alberi lungo la strada provinciale "Francesca" a Cologno al Serio è ricominciata come nulla fosse, ad opera della Provincia di Bergamo.

La strage di alberi lungo al Francesca a Cologno al Serio

Da stamattina, i tecnici della società specializzata che ha in appalto il servizio da via Tasso sono tornati nella Bassa e hanno ricominciato a tagliare gli alberi - perfettamente sani, e molti sono  esemplari di dimensioni importanti - che crescono da decenni a bordo strada, lungo la trafficatissima arteria che taglia la Bassa da Mornico a Pontirolo. "Ragioni di sicurezza stradale": questa la motivazione ufficiale per l'abbattimento di alcuni dei più importanti esemplari del patrimonio arboricolo comunale. In spregio al buon senso, ma in forza - secondo Legambiente - di un'interpretazione letterale di una sentenza della Cassazione del 2010, emanata a seguito di un incidente stradale mortale avvenuto nei pressi di Foligno (Perugia),  tutti gli alberi a meno di sei metri dalla sede stradale dovranno essere abbattuti.

Legambiente: «Interpretazione errata» della sentenza

Già settimana scorsa Legambiente era intervenuta con forza, ma anche con ironia, denunciando lo scempio.

 «Deduciamo da questo taglio “per sicurezza stradale” che tutti gli studi che imputano all’eccesso di velocità, alla scarsa manutenzione delle strade, all’uso del cellulare mentre si è alla guida, all’assunzione di sostanze “alteranti” le principali cause di mortalità stradale sono tutti sbagliati... Troppo spesso l’eliminazione degli alberi fa riferimento alla famosa e famigerata sentenza della Cassazione numero 17601 del 15 aprile 2010 che afferma in pratica che sono fuorilegge tutti gli alberi che non si trovano ad almeno sei metri dalla carreggiata, con riferimento all’articolo 26 del Nuovo Codice della Strada. In realtà è stata fatta un’interpretazione errata, non obbliga assolutamente all’eliminazione delle alberature stradale preesistenti ma il regolamento di attuazione è riferito alla messa a dimora di alberi su nuove strade in corso d’opera».

Ma gli alberi inducono a correre meno...

Il circolo ha elencato i danni che l’abbattimento comporta.

«In primis, l'aumento esponenziale delle polveri sottili che vengono trattenute e assorbite dai vegetali, altamente nocive. Si va a compromettere anche quella formidabile mitigazione dell’inquinamento, sia atmosferico che acustico, che è alla base della qualità della vita di intere comunità. È particolarmente interessante notare che nei Paesi d’oltralpe si fanno da anni studi interessanti sulle alberature stradali capaci di aumentare l’attenzione dei guidatori ed abbassare il livello di velocità. Infine: la presenza di alberi ai lati delle strade, abbassando la temperatura dell’asfalto in estate, ne riduce l’usura e si traduce in strade più sicure e minori costi».

Legramanti: «Si è scelta la soluzione più semplice per mettersi al riparo da ogni responsabilità»

 "Come cittadini e come associazione siamo assolutamente increduli di fronte al fatto che la Provincia, per mettere in “sicurezza” la strada abbia proceduto a fare tabula rasa degli alberi - ha affermato la presidente del locale circolo  Giusi Legramanti - Stupisce non poco la leggerezza con cui si è agito: si poteva pensare di fare una più accurata manutenzione, se mai sia stata effettuata qualche volta, oppure di proteggere piante e strada con i vecchi paracarri, oppure di vigilare al meglio affinché i limiti di velocità vengano rispettati. Soluzioni intelligenti si potevano trovare, è stata scelta invece la più semplice per mettersi al riparo da ogni responsabilità. Le eventuali piantine che saranno messe a dimora per “metterci una toppa” bisogna ricollocarle (dove peraltro è problema, se non ricordo male l’Amministrazione colognese ne ha da tempo un centinaio ma non si trova spazio e questo sottolinea in che sofferenza è il territorio) e poi averne cura affinché crescano. In provincia abbiamo uno dei più alti consumi di suolo che non accenna a diminuire, forse è giunto il momento di fare una seria riflessione e magari un piano a salvaguardia del pochissimo che ci rimane".

La Francesca "alberata", o quel che ne rimane

La sentenza di Foligno e la Francesca di Cologno

La sentenza citata da Legambiente, e che sarebbe secondo l'associazione ambientalista anche il punto di forza legale sul quale la Provincia ha insistito per abbattere le piante colognesi, è la numero 17601 del 2010, e si riferisce alla condanna per omicidio colposo inflitta ad un dirigente dell'Anas, ritenuto responsabile per la morte di una donna in un incidente stradale a Foligno. Non avrebbe vigilato sul tratto di strada di sua competenza, sul bordo del quale c'era - a distanza di meno di sei metri dalla carreggiata, come invece prevede il Codice della Strada - l'albero contro il quale la donna si era schiantata.

Una sentenza che ha fatto giurisprudenza, ovviamente, e che avrebbe avuto fondamentali conseguenze. Il rischio era, di fatto, che tutti i viali alberati d'Italia che si trovassero fuori dai centri abitati dovessero sostanzialmente essere abbattuti. Fu tuttavia lo stesso ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, l'anno seguente, a fare chiarezza rispondendo in Parlamento ad un'interrogazione scritta. "La sentenza, riferendosi ad un singolo caso concreto, sembrerebbe non costituire enunciazione di principio generale" scriveva il Ministro.

La questione si complica ancora di più, se si considera che la formulazione della norma nel Codice della Strada non è cristallina, in merito a quali alberi debbano o non debbano essere interessati dalla messa in sicurezza, all'interno dei sei metri di distanza dal confine stradale fuori dai centri abitati.

«La distanza dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare per impiantare alberi lateralmente alla strada, non può essere inferiore alla massima altezza raggiungibile per ciascun tipo di essenza a completamento del ciclo vegetativo e comunque non inferiore a 6 metri» recita infatti al comma 6 l'articolo 26 del Regolamento attuativo

Secondo lo stesso Ministro, l'applicazione non dovrebbe essere retroattiva, e cioè applicata anche agli alberi già esistenti, ma dovrebbe valere solo per le nuove alberature.

«Ad avviso del Ministero - scriveva il Ministro - gli alberi impiantati prima dell'entrata in vigore del codice della strada, nelle fasce di rispetto ad una distanza inferiore ai 6 metri, non devono essere rimossi, né si deve provvedere alla rimozione degli alberi già impiantati lateralmente alla strada nella fascia di pertinenza. Ciò non toglie che gli alberi debbano essere adeguatamente protetti, così come tutti gli altri elementi, quali costruzioni, muri, pali e sostegni, potenzialmente pericolosi per gli utenti della strada, presenti sia nella fascia di pertinenza che in quella di rispetto».

E installare guard rail?

Di più: il Ministero stesso suggeriva come alternativa l'installazione di guard-rail o l'imposizione di limiti di velocità specifici, per mettere in sicurezza i tratti di strada in cui esistono alberi a bordo strada.

«Al fine di limitare gli interventi sul patrimonio arboreo, sarebbe necessaria la raccolta, da parte degli enti proprietari, di dati relativamente agli incidenti stradali sulle proprie infrastrutture, tali da individuare i punti neri, sui quali eseguire interventi di protezione per gli utenti della strada, cosa questa già in corso di attuazione da parte dell'ANAS. Tale iniziativa, considerando l'oggettiva impossibilità di eseguire interventi generalizzati di protezione sulle infrastrutture stradali, anche per motivi di compatibilità economico-finanziaria, permetterebbe di proteggere gli utenti soprattutto nei rilevati punti neri, con l'installazione di dispositivi di ritenuta a protezione di ostacoli posti a bordo strada e/o prescrivendo una velocità di marcia ridotta».

Dispositivi di ritenuta come guard-rail, ad esempio, che nel caso specifico di Cologno al Serio non è dato sapere se siano stati presi in considerazione. Non è stato infatti possibile, nonostante diversi tentativi, avere una risposta in merito alla vicenda da parte del  consigliere provinciale Mauro Bonomelli.

 

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