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Via i migranti dall'Alta Valseriana, i sindaci di Valbondione e Gromo hanno vinto la battaglia

Semperboni: «Non ce l’abbiamo con questa povera gente, ma un’accoglienza fatta così non è dignitosa». Riva: «Speriamo non si ripeta»

Via i migranti dall'Alta Valseriana, i sindaci di Valbondione e Gromo hanno vinto la battaglia
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di Wainer Preda

L’ultimo autobus se n’è andato venerdì 16 maggio, nel tardo pomeriggio. Scortato dalle auto della polizia e dei carabinieri. Fra zaini e sacchetti, saluti, pacche sulle spalle, scambio di numeri telefonici e sospiri, di speranza o di sollievo. Ci sono voluti anni. Ma alla fine i sindaci hanno vinto. I migranti ospitati a Valbondione e Gromo sono stati trasferiti.

Le strutture d’accoglienza dei due paesi dell’Alta Valseriana sono state svuotate. Quella di Gromo l’8 maggio. Quella di Gavazzo, frazione di Valbondione, il 16. I bus inviati dalla Prefettura hanno trasferito i migranti e le strutture sono state chiuse. Come a mettere la parola fine a vicenda a dir poco paradossale. Quella dell’accoglienza all’italiana, che di accoglienza ha solo il nome. Frutto com’è di un sistema raffazzonato, improvvisato, persino deleterio.

I sindaci di Valbondione e Gromo, Walter Semperboni (nella foto in apertura di articolo) e Sara Riva, l’hanno capito subito. E a lungo hanno combattuto contro un moloch che scarica sui Comuni pesi e responsabilità non loro. Perché serve davvero fervida immaginazione per considerare “normale” l’invio di centinaia di migranti in piccole comunità montane, che vivono una vita tutta loro, distante anni luce da persone in fuga da Africa, Asia o chissà da dove. Centinaia di disperati, fra una manciata di residenti.

A Gromo, nell’omonimo hotel, ce n’erano 93. Come se all’improvviso, la popolazione del paese fosse aumentata di uno su dieci. A Gavazzo, in una casa vacanze gestita dal consorzio Melting Pot, ce n’erano 53. Quasi quattro volte gli abitanti della frazione che conta 15 anime.

Il sindaco di Gromo, Sara Riva

Una sproporzione azzardata, foriera di guai. Specie se i nuovi arrivati non parlano italiano, hanno usi e usanze avulsi alla comunità residente, cibi e modi di vivere non esattamente locali. Nonostante gli sforzi degli operatori, extraterrestri in un paese per loro extraterrestre.

Hanno atteso lassù senza che (...)

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Commenti
Luigi

Che lì portino a casa loro i parlamentari!!!

Claudio

I soloni buonisti dell'accoglienza e dell'inclusione a prescindere, spieghino quali erano le prospettive di queste povere persone in questi piccoli paesi. Rimanervi vent'anni a far nulla? Dov'è la progettualità dell'accoglienza ?

Diego

Mandateli a Capalbio, c'è il mare che gli fa bene

Cri

Cooperativa Melting pot... che coraggio. 53 a 17. Sostituzione, la chiamerei.

Luca Germinasi

Sindaci con gli attributi. E' ora di finirla con il profugo-business

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