Viaggio in bar, pizzerie e ristoranti della città per vedere se controllano il Green Pass
Città Alta o bassa il copione si ripete: si entra e ci viene chiesto di vedere la certificazione. Tutti (o quasi) promossi
di Federico Rota
Per verificarlo sono serviti un numero imprecisato di aperitivi, una quindicina di caffè bevuti nell’arco di un paio di mattine e qualche pizza o piatto di casoncelli di troppo al Baretto di San Vigilio mangiati per cena: a Bergamo i baristi, i ristoratori e i gestori dei locali controllano il Green Pass. Su una dozzina di locali dove abbiamo fatto tappa, solo in un caso, un bar del centro città, non ci è stata richiesta la certificazione e abbiamo potuto fare colazione tranquillamente seduti e non controllati. In tutti gli altri casi, che fosse per la pausa caffè a metà mattina o per una brioches, il copione dentro i bar è sempre lo stesso: varcata la soglia arriva il cameriere e chiede: «Scusi, mi mostra il Green Pass?». L’unica variazione sul tema, ma con lo stesso risultato finale, ce l’ha regalata il Bù Cheese Bar in via Monte San Michele, a fianco della Procura, all’orario dell’aperitivo. Entriamo nel locale, chiediamo e ci sediamo tranquillamente, ma prima che il cameriere passi a prendere l’ordinazione un collega si avvicina e verifica la certificazione.
Il tour prosegue facendo tappa al Tassino Cafè, in largo Rezzara, al Varadero, in via Sant’Alessandro, e al Maialino di Giò in piazza Pontida, dove però ci siamo dovuti accomodare all’esterno perché il locale era pieno. Tutte le volte la richiesta è sempre uguale: «Dovrei controllare il Green Pass». Terminato il primo giro di Campari Spritz entriamo da Vasinikò per mangiare una pizza e la scena è uguale. Chiediamo se c’è un tavolo libero, verificano la validità della certificazione e ci accompagnano. Finita la prima cena ci spostiamo in Città Alta.
In Colle Aperto entriamo alla Marianna, dove un cameriere ci chiede se intendiamo sederci (nel caso ci avrebbe chiesto il Green Pass prima di accompagnarci al tavolo), oppure consumiamo d’asporto. Compriamo un biscotto glassato, un pacchetto di sigarette e ci dirigiamo verso la Corsarola per la seconda cena della giornata. «Scusi, non abbiamo prenotato, c’è posto per tre?». «Sì, attendete solo un attimo, dobbiamo controllare il Green Pass». Entrando Da Mimmo, in Città Alta, appena varcato l’ingresso sulla sinistra c’è un termoscanner con annesso distributore di gel igienizzante per le mani, mentre un cameriere accoglie i clienti e controlla le certificazioni. Giusto un paio di minuti, poi ci accompagna al tavolo. Per digerire decidiamo di bere un amaro al Circolino (tutto regolare), quindi torniamo in centro città per terminare il giro dei locali: tappa al Concrete, in via Borfuro, e al Colleoni, dove all’interno però non troviamo posto.
Arriva il Green Pass rafforzato
Da lunedì (6 dicembre) e fino al 15 gennaio entrerà in vigore il Green Pass rafforzato, detto anche super Green Pass. Viene rilasciato soltanto a chi è guarito dal Covid o si è vaccinato e vale per nove mesi dopo la seconda dose. Questa certificazione servirà per accedere a spettacoli nei cinema e nei teatri, eventi sportivi, attività di ristorazione al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche. Il Green Pass rafforzato si distingue quindi da quello “base”, ottenibile ancora attraverso il tampone, che vale per le persone che devono recarsi al lavoro. «Un ristoratore, per vocazione, vorrebbe poter accogliere tutti nel proprio locale, ma il super Green Pass in questo momento è necessario». (...)