Apprensione e sgomento anche in città

Le voci dei bergamaschi a Parigi

Le voci dei bergamaschi a Parigi
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Il terribile attacco terroristico a Parigi ha suscitato apprensione anche a Bergamo, con la paura per le tante persone provenienti dalla nostra provincia presenti nella città francese.

 

Parigi/1: Facebook "trova" la figlia di Bruni, sta bene
In salvo anche gli studenti del Lussana

France Paris Shootings

Il terribile attacco terroristico a Parigi ha suscitato apprensione anche a Bergamo. La 5^ B del liceo scientifico Lussana, in gita nella capitale francese, ieri sera si trovava a cena vicino a Place de la Bastille, dove c'è stata una delle sparatorie. Studenti e professori, per fortuna, si erano allontanati poco prima. Ma in metro hanno incontrato una ragazza insanguinata scampata alla strage del Bataclan. «Dopo la cena - racconta l’insegnante Annalisa Cagnoli - siamo scesi in metropolitana. Pochi minuti più tardi, un terrorista ha sparato diverse raffiche da un’auto contro i tavolini di un ristorante vicino a noi». Compreso che qualcosa di grave stava accadendo, la comitiva è rientrata in albergo per seguire gli avvenimenti in tv.

Abbiamo raggiunto telefonicamente una studentessa della 5^ B: «Ieri sera stavamo mangiando nel quartiere della Bastiglia; avevamo appuntamento alle 21.30 ma abbiamo tardato di qualche minuto. Appena scesi nella stazione della metro sono partite le sparatorie (come hanno scoperto in seguito, ndr), noi siamo riusciti a prendere l'ultimo treno in partenza da quella stazione. Siamo stati molto fortunati perché così abbiamo evitato di fare pezzi di strada a piedi. Alla fermata dopo è salita una donna con un fazzoletto sporco di sangue. Il professore l'ha fatta sedere e lei ha raccontato della sparatoria: era molto confusa, parlava in modo concitato con un filo di voce. Era completamente terrorizzata: ha detto che i terroristi erano dappertutto e c'erano stati dei morti. Non sapevamo se crederle perché era la prima persona che ci riferiva notizie di questo genere. Era senza borsa, giacca né niente perché era scappata dal locale della strage senza prendere con sé alcun effetto personale. Penso sia stata una delle persone fortunate che è riuscita a scamparla. Poi abbiamo incontrato una ragazza italiana e ci ha spiegato che si trovava nel chiosco di kebab a fianco del Bataclan; hanno sentito degli spari e si sono quindi rifugiati nei bagni e nella cucina. Successivamente hanno visto una folla di persone in fuga e si sono uniti ad essi. Poi non abbiamo visto più niente; siamo corsi a casa diretti perché sapevamo che due terroristi erano in giro in macchina coi mitra. Arrivati in hotel ci siamo chiusi dentro. Questa mattina è arrivato il pullman che ci ha portati in aeroporto. Ora siamo qui; sugli schermi è segnato il volo per Bergamo delle 21.30, ma non compaiono altre informazioni su eventuali ritardi o cancellazioni, come se fosse tutto normale. Alle 15 l'aeroporto si è riempito di soldati e polizia pesantemente armata».

A Parigi si trovava anche Federica Bruni, consigliera comunale e figlia dell'ex sindaco. È stato Facebook a localizzarla: il social network ha infatti attivato la funzione d'emergenza "stai bene?" per consentire alle persone presenti nell'area di Parigi di rassicurare amici e parenti. È stato l'assessore Stefano Zenoni, amico di vecchia data, a confermare che Federica era al sicuro.

 

Parigi/2: le testimonianze sul social network
«Chiuso in un locale mentre fuori sparavano»

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Nessun problema nemmeno per Anna Donatini, anche lei individuata dalla funzione d'emergenza di Facebook. La giovane bergamasca, che lavora nella capitale francese, ha sfogato in un post la sua paura: «Con la mia mania per il balletto stasera ho rischiato grosso perché ero proprio li vicino, all'opèra Bastille, ma per fortuna tutto bene. Grazie Amici».

Anche un altro bergamasco, Ermanno B., affida al social una testimonianza drammatica: «Sono, dopo ore, paure ed ansie, riuscito ad arrivare a casa, cosa che purtroppo ad altri non è successa, persone che come me, come noi, volevano solo passare un venerdi sera in allegria. Hanno ammazzato centinaia di pesone li dove io vado tutti i sabati, dove sarei dovuto andare anche domani, in un luogo di gioia e spensieratezza». E ancora: «Ho passato invece la serata chiuso in un locale perchè fuori sparavano, perchè se fossi uscito avrei rischiato di prendermi una fucilata ero li rinchiuso e pensavo che ancora credo nell'amore e nella vita, pensavo che possono togliermi e rubarmi tutto ma NON la speranza di una vita felice, non possono portarmi via l'anima ne la voglia di amare e di essere amato».

 

Parigi/3: La coppia della Val Cavallina
nella capitale per il concerto degli U2

France Paris Shootings

L'Eco di Bergamo riporta la seguente testimonianza: «Siamo una coppia di ragazzi della Val Cavallina, siamo qui perché stasera avremmo dovuto vedere il concerto degli U2. Ieri sera dopo aver cenato in un bistrot ci stavamo recando in hotel in quanto stanchi dopo una bella giornata trascorsa per la città. All’ingresso della metro abbiamo notato un uomo sdraiato per terra, pensando a un clochard, mentre in realtà stava cercando di scappare dalla strage. Nello stesso momento abbiamo visto a distanza di 200 metri lampeggianti e macchine della polizia a tutta velocità; a quel punto abbiamo capito che qualcosa non andava. Solo al rientro nell’hotel abbiamo acceso la tv e ricevuto sms da amici che ci avvisavano dell’attentato. Tanta paura. Alfy».

 

Parigi/4: «Dovevamo andare a cena a République.
Per fortuna all'ultimo mio fratello ha cambiato idea»

France Paris Shootings

Raggiunta telefonicamente da noi di BergamoPost, abbiamo raccolto la testimonianza di Francesca Pasquali, ragazza residente al confine tra la Bergamasca e il Bresciano. Arrivata a Parigi il 12 novembre per andare a trovare suo fratello, che vive e studia nella capitale francese, Francesca ci parla di uno scenario surreale: «Quando tutto è successo ci trovavamo a cena nel quartiere latino. In realtà inizialmente saremmo dovuti andare in zona République, una di quelle poi colpite da uno degli attentati. Ma per fortuna mio fratello, alla fine, ha cambiato idea. Nel quartiere latino invece eravamo lontano dai punti caldi degli attentati. La zona pullulava di gente. Siamo entrati in un ristorante ma attorno alle 22.30 abbiamo iniziato a ricevere telefonate da amici e parenti italiani. Ci parlavano di sparatorie, esplosioni, ma in maniera molto vaga. Nel ristorante, però, erano tutti tranquilli. Siamo usciti e ci siamo accorti che il quartiere si era completamente svuotato».

Francesca continua il suo racconto: «Abbiamo deciso di tornare subito a casa, ma andare in metropolitana era escluso: avevano parlato di attentati, non ci fidavamo. Dovevamo accompagnare mio fratello a casa, nella zona del Louvre, e poi tornare all'albergo in zona Montparnasse. Abbiamo pensato a un taxi, ma erano tutti pieni o addirittura non accettavano nessuno. Abbiamo incontrato una coppia che ci ha raccontato di essere stata letteralmente buttata fuori dal veicolo perché il taxista era andato nel panico più totale. Abbiamo dunque iniziato a camminare. Una volta giunti a pochi minuti da casa di mio fratello, però, abbiamo incontrato un sacco di gente che scappava: "Scappate, stanno sparando a Les Hales! Scappate": Gridavano ed erano nel panico totale. Una ragazza era visibilmente sconvolta ed era trascinata a forza da due persone. Per andare a prendere un mezzo per tornare in Montparnasse saremmo dovuto passare proprio per Les Hales. Non sapendo che fare abbiamo deciso di tornare all'albergo a piedi, con anche mio fratello. Siamo arrivati in stanza all'1 di notte». Francesca ci racconta anche delle prime impressioni del giorno dopo: «Non siamo ancora usciti per ora. Pare tranquilla la situazione, ma basta guardare dalla finestra per vedere poliziotti e soldati ad ogni angolo. I mezzi pubblici pare siano funzionanti al 90 percento».

 

Parigi/5: «Il marito medico di una bergamasca
tornato all'alba col camice coperto di sangue»

France Paris Attacks

Fernanda Masserini, presidente della sede parigina del circolo bergamaschi nel mondo, ha portato la sua testimonianza. «Stiamo male male; una quindicina dei nostri (del circolo, ndr) si trova a Parigi e quattro di loro ieri sera si trovavano proprio nei pressi dei luoghi colpiti dagli attentati. Non abbiamo molte notizie di queste persone perché si sono chiuse in casa, sconvolte. Sappiamo che hanno scampato la tragedia per una decina di minuti; alcuni si trovavano vicino al Bataclan, altri vivono a Republique, dove si è consumata la tragedia. I terroristi hanno preso di mira i luoghi simbolo di ciò che loro rifiutano della vita occidentale; lo stadio, la musica, luoghi di divertimento». La signora Masserini, migrata in Francia all'età di 10 anni con la famiglia, ha raccontato anche la vicenda di Hascoet, marito della bergamasca di origini (Val Cavallina), ma nata in Francia, Josett Torri. Quest'uomo è un medico in pensione; «L'hanno chiamato ieri sera perché c'era bisogno di aiuto per soccorrere i molti feriti, i medici in servizio non erano abbastanza. Così Hascoet non si è tirato indietro, è uscito di casa ed è andato a dare il suo aiuto. Quando è rientrato all'alba il camice bianco da medico era completamente imbrattato di sangue».

La signora Fernanda ha proseguito parlando di due membri dell'A.N.A. sezione Francia: «Stamattina ho sentito Adolfo Corradini, l'attuale presidente: mi ha raccontato che in questi giorni è venuto suo figlio a Parigi dalla Provenza per trovare familiari e amici, ma ha incontrato l'inferno qui in città. Anche l'ex presidente Zuliani sta ospitando suo fratello ed hanno vissuto momenti di panico». Per domenica è stata indetta una riunione straordinaria del gruppo dei Bergamaschi a Parigi; la volontà è quella di andare, il 27 novembre, nel nord della Francia a visitare i cimiteri militari di Soupir e di Bligny, per portare omaggio ai tremila italiani lì sepolti. In momenti come questo ci si attacca anche ai simboli, si cerca conforto nelle proprie radici e negli atti di eroismo del passato.

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