La particolare iniziativa

Gli islamici e le rose in via Cenisio per chiedere scusa di tanti disagi

Gli islamici e le rose in via Cenisio per chiedere scusa di tanti disagi
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Domenica 20 marzo il centro di Bergamo è rimasto chiuso al traffico dalle 10 alle 19 in occasione della tradizionale rassegna primaverile “Fiori, colori e sapori”. Organizzata da Nòter de Bèrghem in collaborazione con Anva Confesercenti, la rassegna ha portato lungo il Sentierone tutti i colori della primavera appena cominciata. Proprio questa manifestazione, oltre a tenere le auto lontane dalle vie del centro, ha costretto anche i membri del Comitato Musulmani di Bergamo ad annullare il sit-in che avevano organizzato davanti a Palazzo Frizzoni, in piazza Matteotti. L’obiettivo, come ha spiegato Youssef Ait Abbou, portavoce del Comitato, era quello di «spiegare ai cittadini e all’Amministrazione quello che stiamo subendo. Da cinque settimane preghiamo per strada, perché la nostra moschea è stata chiusa». Data la concomitanza della manifestazione con la rassegna primaverile, però, il Comune aveva permesso al Comitato di manifestare alla Malpensata invece che in centro, opzione che ha portato la comunità islamica a rimandare il sit-in, spiegando che «saremmo stati troppo defilati, non ci avrebbe visto nessuno. Meglio rimandare la protesta, che vogliamo fare davanti al Comune, anche per motivi simbolici».

 

protesta islam via cenisio beppe bedolis

 

Le tensioni interne alla comunità islamica. È stato quindi soltanto rimandato l’ennesimo capitolo di una storia che da settimane racconta delle tensioni interne alla comunità islamica bergamasca. Tutto è iniziato con il “fattaccio” del cantiere di via San Fermo posto inizialmente sotto sequestro e poi dissequestrato: l’ex concessionaria, infatti, era stata acquisita da Imad El Joulani, ex presidente del Centro islamico di via Cenisio che, attraverso un finanziamento di 5 milioni stanziato dalla Qatar Charity Foundation era pronto a erigere a Bergamo il più grande centro culturale islamico d’Italia. Quei soldi, però, invece che finire nelle casse del Centro di via Cenisio, secondo Mohamed Saleh, attuale presidente, sarebbero finiti in un conto direttamente intestato a El Joulani. Da qui la decisione del Comune di bloccare il cantiere e del Centro di via Cenisio di sporgere denuncia verso l’ex presidente.

Queste tensioni hanno causato una spaccatura all’interno della comunità islamica di Bergamo: da una parte i sostenitori di Saleh, dall’altra quelli che si sono schierati con El Joulani. Con la conseguenza di diversi scontri, verbali ma anche fisici, andati in scena in via Cenisio, con le forze dell’ordine costrette a intervenire in più di un’occasione. Tensioni che hanno portato anche il Comune a redarguire con forza la comunità islamica, minacciando la chiusura della moschea di via Cenisio. Alla fine, un po’ a sorpresa, è stato lo stesso Saleh a optare per la chiusura del centro: da 5 settimane, infatti, i fedeli non possono entrare nello stabile. Ufficialmente per dei lavori in corso, ufficiosamente anche per cercare di evitare nuove tensioni. La conseguenza della decisione di Saleh è stata che, in più di un’occasione, folti gruppi di musulmani hanno deciso di pregare in strada, causando non pochi disagi al traffico e ai residenti della via.

 

L'interno del Centro Culturale Islamico di Bergamo allo stato attuale, in attesa di iniziare i lavori di manutenzione e di abbellimento.

Pubblicato da CENTRO CULTURALE ISLAMICO DI BERGAMO su Giovedì 17 marzo 2016

 

Il nuovo regolamento e la "black list". Come se non bastasse, la scorsa settimana Saleh ha deciso di redigere un nuovo regolamento per la moschea di via Cenisio, con il dichiarato intento di rendere più facile e sicuro il controllo dei fedeli. Un atto che prevede, ad esempio, l’utilizzo di una tessera identificativa per poter entrare al Centro, ingresso consentito soltanto per la preghiera, ma anche la creazione di una sorta di “black list” composta dai nomi di 20 o 30 persone «responsabili di continue provocazioni» e a cui è vietato l’ingresso nel Centro. La presa di posizione di Saleh è molto piaciuta al Comune, in particolare all’assessore Giacomo Angeloni, che ha dichiarato: «Quelle regole sono l’unica condizione per poter riaprire la moschea. È un regolamento di buon senso, in linea con le norme previste anche in altre moschee d’Italia gestite da associazioni. La lista è la conseguenza delle tensioni. È il minimo dopo quello che è successo. Non ci vedo alcuno scandalo ed è l’evoluzione della denuncia di Saleh nei confronti di Imad El Joulani». Del resto Palazzo Frizzoni non ha mai nascosto che l’unico interlocutore riconosciuto della comunità islamica bergamasca sia proprio il Centro di via Cenisio. Questa ferma presa di posizione ha però acuito ulteriormente la spaccatura interna, con un folto gruppo di fedeli che ha annunciato che non firmerà il nuovo regolamento.

 

islamici musulmani pregano strada via cenisio bergamo

 

Delle rose per chiedere scusa. In tal quadro, il sit-in che avrebbe dovuto andare in scena in piazza Matteotti domenica 20 marzo era soltanto la logica conseguenza di questa situazione, come ha ben spiegato al Corriere della Sera Bergamo il portavoce Youssef Ait Abbou: «Non vogliamo più essere rappresentati da Saleh. Lo abbiamo scritto, nei giorni scorsi, all’assessore Giacomo Angeloni, a cui abbiamo chiesto di non considerare Saleh come il riferimento degli islamici bergamaschi, perché noi non lo riconosciamo come tale. Vogliamo poi che venga riaperta la nostra moschea e cancellata la lista nera scritta dall’attuale presidente per lasciare fuori dal Centro chi vuole lui. Protesteremo anche per le parole dell’Amministrazione comunale che ha dato la sua approvazione al regolamento e alla lista nera di Saleh, schierandosi di fatto al suo fianco. Questo per noi è inaccettabile, così come il regolamento della moschea». Parole chiare, posizione nette. Soltanto il sit-in è rimandato. «Sarà comunque una protesta pacifica» aggiunge Ait Abbou.

E un piccolo assaggio di questa protesta pacifica è già andato in scena, proprio in via Cenisio, la sera di venerdì 18 marzo, quando diversi esponenti, uomini e donne, del Comitato Musulmani, ha lasciato in una quarantina di cassette postali e cancelli dei residenti di via Cenisio delle rose. Un regalo alle persone che, da 9 anni, convivono con la comunità islamica bergamasca: «L’idea l’hanno avuta le donne – spiega Youssef Ait Abbou –. È stato un modo per chiedere scusa a chi vive in questa zona per i disagi delle ultime settimane e per ringraziare i vicini che ci sopportano da tanto tempo. Abbiamo augurato buona Pasqua lasciando un fiore a ogni famiglia e due ai Carabinieri, che anche loro sono nostri vicini». Insieme ai fiori, anche un bigliettino di auguri con una frase del Profeta Maometto e le scuse: «Siamo costretti a pregare fuori dal centro in seguito all’ingiusta chiusura da parte di Saleh, attuale presidente, ma riconosciuto come tale solo da pochi suoi seguaci». Scuse accettate con un sorriso, speriamo.

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