L'ambizioso progetto di Facebook Portare internet nel cuore dell'Africa
Mark Zuckerberg è già stato citato dai media per alcune sue iniziative di beneficenza. Nel 2013 è stato addirittura il filantropo più generoso d’America, secondo la rivista Chronicle of Philantropy, e all’inizio di quest’estate ha messo a disposizione cinque milioni di dollari per i giovani immigrati che vogliono andare al college. Deciso a proseguire con la sua missione in ambito sociale, ora vuole portare l’accesso gratuito a Internet ai paesi poveri dell’Africa Subsahariana. Lunedì 5 ottobre l’azienda francese Eutelsat, con cui Zuckerberg ha stipulato un accordo, ha annunciato che verrà usato un satellite AMOS-6 per portare la connessione alla rete ai Paesi africani. Insieme, Internet.org e Eutelsat hanno stipulato un contratto pluriennale con un operatore satellitare basato in Israele, lo Spacecom, per potere usare l’intera banda del satellite e garantire un’ampia copertura. Il satellite che sarà impiegato, AMOS-6, diventerà operativo a partire dalla seconda metà del 2016.
Poca neutralità, Mr Zuckerberg. Il progetto di cui si è dato annuncio fa parte di Internet.org, un programma fortemente voluto da Mark Zuckerberg per rendere il mondo «un luogo più aperto e più connesso». Benché sia stato fortemente pubblicizzato dal 2013, anno in cui è stato lanciato, finora Internet.org è presente solo in alcuni Paesi africani, tra cui Ghana, Zambia, Senegal, Sudafrica, Malawi, Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania. Inoltre, nonostate Facebook dica che Internet.org abbia aiutato più di sette milioni di persone in sei Stati, nell’aprile 2015 il progetto ha ricevuto alcune critiche, perché pare che dia più visibilità a contenuti legati ai partner in affari. Ciò lede la neutralità della rete, ma Zuckerberg ha risposto che è meglio avere dei contenuti “filtrati”, piuttosto che non avere alcun accesso a Internet.
Cos’è Internet.org. Diventata effettiva dal 2014 in Zambia, Internet.org è una macroapp con servizi gratuiti inclusi. L’obiettivo principale è quello di riunire le più importanti aziende mondiali nel campo delle tecnologie informatiche e cellulari per permettere di estendere l’accesso ad Internet ai cinque miliardi di persone che, ancora oggi, ne sono sprovvisti. Internet, quindi, funzionerebbe quasi totalmente su tablet e smartphone, cioè su mezzi mobili che non richiedono l’installazione di cavi di collegamento e permettono più facilmente la connessione online. L’obiettivo ambizioso di Zuckerberg, tuttavia, ha un prezzo. Benché si possa ottenere la connessione abbassando del 99 percento i costi grazie al finanziamento delle pubblicità, i nuovi utenti sarebbero esposti a un rischio per la loro privacy, perché le aziende tenderebbero a “targettizarli” in base alle loro navigazioni e dunque a fare comparire annunci pubblicitari mirati. Lo possono fare tranquillamente, perché la rete di Internet.org è finanziata da privati. Comunque, nonostante le critiche, Internet.org vede già coinvolti gruppi di alto profilo. Oltre a Facebook, sono infatti presenti Ericsson, Mediatek, Opera, Samsung, Nokia e Qualcomm.
Un progetto simile. Facebook non è la prima compagnia ad avere avuto l’idea di portare Internet ai paesi in via di sviluppo. Nel novembre del 2014, infatti, Elon Musk, Ceo della Tesla, ha lanciato un piano che riguarda una costellazione di satelliti che dovrebbero portare online, gratuitamente, tutto il mondo. Qualche mese più tardi, nel giugno dello stesso anno, Google ha pianificato di investire un bilione di dollari nel progetto di Musk, secondo un report del Wall Street Journal. Il CEO della Tesla si è inoltre associato a Greg Wyler, un veterano dell’industria del satellite e precendente manager di Google, per lavorare sul progetto, che già prevede il lancio di 700 satelliti. Questi sarebbero di dimensioni ridotte e costerebbero meno di un milione di dollari ciascuno. Del resto, sembra che sia Google che Facebook stiano cercando vie alternative a quella satellitare, per portare Internet in tutto il globo, allo scopo di abbattere i costi. Magari ricorrendo ai droni.