Dopo il caso sollevato a Roma

No ai bambini nei ristoranti? È illegale, ma lo pensano in tanti

No ai bambini nei ristoranti? È illegale, ma lo pensano in tanti
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Nei giorni scorsi si è parlato molto di un ristorante di Roma, la Fraschetta del Pesce, che non gradisce l'ingresso ai bambini di età inferiore ai 5 anni. Il proprietario, che si fa chiamare Il Comandante, si è così espresso sul cartello che ha fatto tanto scalpore: «A causa di episodi spiacevoli, causati dalla mancanza di educazione, in questo locale NON È GRADITA la presenza di bambini minori di 5 anni, nonché l'ingresso di passeggini e/o seggiolini per motivi di spazio [...]». Insomma, sicuramente una richiesta motivata, ma questo non è bastato a impedire alla polemica di tracimare.

Chi è d'accordo, chi dice che è illegale. Quando la notizia ha fatto il giro d'Italia, molti l'hanno presa a pretesto per sfogarsi e sputare il rospo sulla questione. Alla radio si sono sentite affermazioni di questo tenore: «Finalmente qualcuno che lo dice! I bambini al ristorante sono insopportabili! Gridano, corrono sotto i tavoli, fanno inciampare i camerieri!»; «Io vado al ristorante per rilassarmi, non per sentire il baccano fatto da bambini che non vengono educati come si deve dai loro genitori!»; «Il Comandante ha fatto una scelta legittima, ha solo 100 posti, ha tutto il diritto di riservare lo spazio a clienti che apprezzano la sua qualità e un ambiente tranquillo». Da una parte quindi ha parlato la “pancia” del Paese, quella che aspetta sempre l'occasione buona per sfogarsi su temi un po' scomodi, dall'altra parte sono intervenuti invece i "saputi", quelli che si oppongono sempre e comunque alle ondate un po' tumultuose del pensiero comune. Com'è ovvio queste persone hanno detto: «No! È illegale vietare a una fascia della popolazione di accedere a un esercizio pubblico!», e qualcuno come il Moige (Movimento italiano genitori) ha pure tira in ballo il razzismo, definendo «raccapricciante il cartello razzista verso i minori» e aggiungendo che «Il fatto che succeda a Roma, nell’anno giubilare che vede arrivare migliaia di famiglie da tutto il mondo, rappresenta un’ennesima figuraccia».

 

Agrodolce

 

La risposta del Comandante. Venerdì 22 gennaio, l'ormai celebre Comandante è intervenuto La Zanzara di Radio 24 e ha difeso le sue ragioni. Oltre a ribadire il fatto che avendo un ristorante piccolo preferisce evitare problemi con bambini che scorrazzano in giro oppure passeggini che ingombrano i passaggi, ha spiegato che nel suo locale c'è un timone antico di una nave e i bambini continuavano a toccarlo nonostante ci fosse scritto espressamente che è vietato. Ha  poi usato un piccolo escamotage per difendersi da chi lo accusa di aver fatto una cosa illegale: «Non ho scritto che è vietata, ma solo che non è gradita la presenza dei bimbi piccoli». Un mezzuccio per discolparsi, immediatamente stigmatizzato da David Parenzo.

Ma cosa dice la legge? A ben vedere, la cosa è paragonabile alla selezione all'ingresso fatta da molte discoteche, ma stando a quando dice la legge, non è una pratica legale. Il divieto di accesso a un locale pubblico viola l’articolo n. 187 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza e non può essere determinato da personale civile: «Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo». Gli articoli 689 e 691 del codice penale riguardano la somministrazione di alcol a minori o persone in stato di manifesta ubriachezza, quindi non toccano il nostro caso. Il problema però è solo spostato: cosa si intende per legittimo motivo? Non lo sappiamo, ma se il Comandante verrà denunciato, lo sapremo presto.

 

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Altri casi di questo tipo. Questioni come questa non sono nuove, anche se nessuna ha avuto una simile risonanza. Ad esempio, qualche mese fa la show girl Belén Rodríguez fece cacciare l'opinionista Selvaggia Lucarelli dal suo locale Ricci a Milano, perché non gradita. Pare che in quel frangente sia partita una denuncia, anche perché era stata respinta una persona per antipatia personale. Al contrario il partito dei «no kids» pare in grande crescita: la pizzeria gourmet Sirani di Bagnolo Mella ad esempio vieta l'ingresso ai bambini dopo le ore 21. E anche lo chef molecolare Grant Achatz ha espresso con un tweet il suo fastidio verso i bambini indisciplinati e urlanti nel suo ristorante di Chicago. Insomma, se da una parte la legge non sembra proprio a favore, questa pratica pare riscuotere un discreto apprezzamento da parte di gestori di locali e ristoranti, oltre che di tanti clienti.

Sul fronte opposto ha fatto scalpore la scelta di un albergo della Val Gardena, il Cavallino Bianco, al quale possono accedere soltanto famiglie con bambini. Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori di Radio Cusano Campus, hanno registrato la telefonata con l'addetto alla reception e alla richiesta di una camera («Vorrei venire con la mia compagna, ma non abbiamo figli. È un problema?») si sono sentiti rispondere che senza bambini non è possibile soggiornare nell'albergo: «Dovrete aspettare di avere un figlio prima di venire da noi, altrimenti non è possibile». La centralinista, cortesemente ha anche spiegato la regola della casa: «Gli altri vi darebbero fastidio. Tutti quelli che sono nel nostro hotel hanno lo stesso problema dei bambini e così nessuno si sente disturbato. Se volete venire da noi, richiamateci tra nove mesi».

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