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Tutti i risultati nella Bergamasca Mentre la città ha votato per il sì

Tutti i risultati nella Bergamasca Mentre la città ha votato per il sì
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La partita del referendum si è giocata in modo quanto mai vivo anche a Bergamo e provincia. In un contesto un po’ più largo, si può dire senza dubbio che la Lombardia era una zona chiave, considerata l’alta rappresentanza di giunte renziane (Gori a Bergamo, Sala a Milano ed echi di Guerini a Lodi), e dunque un risultato positivo era importante: la Regione si è assestata invece su una vittoria del no al 55,5 percento.

Bergamo, affluenza da primi della classe. Tra le città lombarde, comunque, Bergamo è stata quella con l’affluenza più alta alle urne, con un 77,2 percento, seguito dal 76,4 percento di Brescia e dal 75,6 di Lecco. Le province meno partecipi sono Sondrio e Pavia, con un comunque importante 71,03 percento. Numeri che collocano Bergamo al terzo posto in tutta Italia, dietro solo a Padova e Vicenza (78 percento).

Tra i paesi della provincia orobica, 34 hanno superato la soglia dell’80 percento: sul podio Cassiglio con l’84,94 percento, Brusaporto con l’83,3 percento, Parre con l’82,91 percento. E il dato più basso, Valtorta con il suo 64,65 percento, registra comunque una buona affluenza.

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Provincia e città: no e . Per quanto riguarda i risultati, il sì vince in città, feudo di Gori, e soprattutto in Città Alta (sulle quattro sezioni, 1.703 i contro i 1.114 no): alla fine, Bergamo registra un 52,9 percento per il e un 47,1 percento per il no.

Se si analizza invece il dato dell’intera provincia, è il no in vantaggio, per un 55,6 percento. Sono stati dunque i Comuni orobici a determinare la sconfitta del . Nei paesi bergamaschi più popolosi, a prevalere è infatti il no: con il 52,5 percento a Treviglio, con il 54,9 a Seriate, con il 53,7 a Dalmine, con il 56,2 a Romano di Lombardia, con il 50,3 ad Albino e con il 54,4 a Caravaggio. Per il dettaglio degli altri Comuni, rimandiamo a questa bella grafica interattiva del Sole24Ore.

 

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I risultati curiosi in Bergamasca. In provincia, da evidenziare il caso peculiare di Valtorta, dove il pareggio è stato precisissimo: 80 elettori hanno votato e 80 no. In città, pareggio secco anche per Redona (seggio 69), con 364 voti per ciascuna "fazione" , mentre a Celadina il ha vinto per un solo voto (269 contro 268, con un voto invalido determinato dall’uso della penna anziché della matita indelebile).

Le reazioni del fronte del . Chi ha lottato in Bergamasca per il fronte del oggi esprime rammarico ammettendo la sconfitta, ma ribadisce la volontà di continuare a lavorare per il bene del Paese. Sulle pagine de L’Eco, Gori sprona: «Peccato, era un’occasione per far fare un salto al nostro Paese, ci abbiamo creduto con tutte le nostre energie. Renzi ha fatto un discorso di grande dignità, come quando perse le primarie nel 2012. Questa sconfitta dev’essere un’occasione per ripartire tutti insieme».

 

 

L’onorevole Giovanni Sanga del Pd, invece, parla della legge di stabilità, «che va approvata entro fine dicembre perché non si può lasciare il Paese allo sbando» e poi della necessità di stilare una nuova legge elettorale, «che garantisca governabilità e rappresentatività». E indirizza una nota critica agli avversari: «Per il no c’era una coalizione unita dal mettersi contro, ma è già frantumata in mille pezzi, ognuno dei quali andrà per la sua strada». Elena Carnevali, onorevole Pd, sottolinea il ruolo di Mattarella nella delicata fase che verrà, e ribadisce: «Come ha detto Renzi, ora spetta al variegato fronte del no, che ha vinto, fare proposte sulla legge elettorale». Angelo Capelli, capogruppo in Regione di Lombardia Popolare, definisce «ineccepibile» il discorso del premier e ripete: «L’unica cosa che teneva insieme il no era l’avversione al governo. Ora Renzi si è dimesso, e sarà una responsabilità di chi non lo voleva più trovare un’alternativa. Io ero per un nel merito, non per un pro o contro Renzi, il paese ha bisogno di riforme. Di certo, si è persa un’occasione».

 

 

Le reazioni del fronte del no. È l’assessore regionale ai Trasporti e alle Infrastrutture Alessandro Sorte tra i primi ad esultare per la vittoria del no: «Bergamo record di affluenza. Bergamo record di no». E a L’Eco dice: «Ho scritto una lettera ai 240 sindaci, spiegando che il sì avrebbe tolto potere alle Regioni. Il no è stata una sonora bocciatura del governo e alle posizioni arroganti degli ultimi giorni». «Questo governo deve andare a casa», rincara la dose Giacomo Stucchi, senatore della Lega Nord, che ha votato nel suo seggio in Città Alta: «È un chiaro avviso di sfratto anche per tutti i sostenitori del Pd, anche a livello locale». E Gregorio Fontana, parlamentare di Forza Italia, da Roma parla di elezioni: «Gli italiani vogliono un parlamento eletto con il voto degli italiani. La Costituzione rimane come è stata scritta, assicurando la sovranità popolare. Fino ad ora questo potere il popolo non lo ha avuto». Invoca le urne anche Daniele Belotti, segretario provinciale della Lega Nord: «Il voto ha dimostrato il profondo distacco tra i palazzi e la realtà della strada. Mi auguro che chi ha un minimo di dignità ora segua Renzi. Mattarella non faccia qualche pastrocchio ma prenda atto di questa volontà chiarissima dei cittadini». Gli fa eco, dalle pagine di Bergamonews, Fabio Gregorelli, capogruppo pentastellato a Palafrizzoni: «Subito al voto. Il dato dell’affluenza, in particolare di Bergamo, è segno di un risveglio e di una voglia di partecipazione che fa ben sperare in futuro. L’augurio è che continui così».

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